In Italia ci sono più animali domestici che bambini. Per rendersene conto è sufficiente fare una indagine nel proprio condominio, oppure camminare per strada a qualsiasi ora del giorno.
Questa situazione, già paradossale in sé, raggiunge il proprio apice quando ci si ritrova costretti a cedere il passo sul marciapiede a un passeggino contenente un cane, oppure quando si incrociano biciclette che, al posto del seggiolino per bambini, hanno un cestino con dentro un batuffolino che fa «Bau bau». E gli esempi potrebbero continuare con gli zainetti per portare i cani in moto o in montagna e con interi settori dei supermercati dedicati ai cibi per gli animali... ma la finiamo qui.
Veniamo invece a un fatto di attualità: Anna, dipendente a La Sapienza e che vive da sola, ha ottenuto il permesso di assentarsi per due giorni dal lavoro per assistere la sua cagna di 12 anni – di nome “Cucciola”: almeno non ha il nome di una persona... – che necessitava di un’operazione e che, in assenza della padrona, non avrebbe avuto nessuno ad assisterla. In suo favore la dipendente è ricorsa a delle sentenze della Cassazione secondo le quali la mancata cura di un animale configura i reati di abbandono e maltrattamento: quindi, ha sostenuto Anna, per non violare la legge doveva per forza rimanere a casa.
Non ha potuto fare a meno di commentare l’accaduto anche Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista: «La malattia dell’animale – riporta Il Corriere della Sera -, se non esistono alternative per l’assistenza e per la cura, dev’essere effettivamente valutata come un grave motivo personale e di famiglia dai datori di lavoro. È un altro passo avanti verso la giusta considerazione degli animali da compagnia e più in generale verso l’auspicabile revisione dello status degli animali nei nostri codici».
La Brambilla ha anche presentato due proposte di legge in favori degli animali domestici: la prima prevede di inserire gli animali nello stato di famiglia (sic!), mentre l’altra vorrebbe che venisse istituito un “Servizio sanitario veterinario nazionale agevolato”, per cui certe prestazioni e farmaci verrebbero forniti a tutti. Tra questi “servizi” rientrerebbe anche l’eutanasia... ma solo «nei casi previsti dalla legge», ci tiene a sottolineare l’ex-ministra.
Tanto il SSN ha soldi che gli avanzano per pagare tutta questa assistenza e tutte queste assenze dal posto di lavoro, vero?
Questa vicenda è esemplificativa di quanto si diceva in apertura: gli animali, che ormai entrano anche nel letto delle persone, hanno conquistato un ruolo e una dignità sproporzionata. E se Anna è potuta rimanere a casa con Cucciola, quante mamme sono costrette a lavorare fino all’ottavo mese di gravidanza e a lasciare il loro bambino in mani estranee quando ha solo quattro mesi, dopo uno svezzamento fatto in fretta e furia? E quante devono lasciare i figli malati alle baby sitter perché non hanno diritto alla “malattia bimbo”? E quanti figli non possono assistere i genitori anziani perché non viene loro concessa la 104?
Viviamo in un mondo capovolto. Ma pagheremo tutto: noi, i nostri (pochi) figli e la folla di animali che ci seguiranno.
Teresa Moro
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