Il 2 novembre del 1975, a Ostia, moriva - in circostanze misteriose - Pier Paolo Pasolini. Il 47esimo anniversario della sua morte coincide, in questo 2022, con i 100 anni dalla sua nascita, il 5 marzo.
Da anni - e soprattutto negli ultimi mesi - i progressisti tessono le lodi di Pasolini, ma continuano a fare orecchie da mercante di fronte alle parole dello stesso Pasolini sull'aborto, che sono diametralmente opposti alle ideologie che stanno alla base proprio di sinistra, sessantottini e progressisti. Ma non solo aborto.
Pasolini, infatti, è stato sempre un forte critico dell'omologazione che distrugge, della società iper-consumistica e, appunto, della vita fin dal concepimento. Furono le pagine del Corriere della Sera, nel 1975, ad ospitare un suo lungo editoriale dove affermò: «Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell'aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell'omicidio».
Queste parole, che non piacciono, ovviamente, ai progressisti, sono state al centro, negli scorsi mesi, della campagna di sensibilizzazione di Pro Vita & Famiglia, che ha toccato le principali città italiane e che - udite udite - è stata censurata e vandalizzata. Ebbene sì. Proprio i fautori di Pasolini come paladino della Sinistra hanno censurato le parole del loro stesso "idolo", in alcuni casi addirittura con vere e proprie iniziative di vergognosa censura politica.
Noi di Pro Vita & Famiglia, invece, vogliamo semplicemente ricordare le parole chiare e limpide di un uomo che, in modo legittimo, aveva le sue idee e le sue posizioni su tanti argomenti e questioni sociali e politiche, ma soprattutto aveva la grande onestà intellettuale di non farsi guidare da sentimenti faziosi o politici quando c'era da denunciare o urlare una verità tanto grande e chiara come la sacralità della vita umana fin dal concepimento.
È per questo che, mesi fa, in un sussulto spontaneo di coerenza, qualche progressista ha censurato Pasolini strappando i manifesti qui sotto affissi da Pro Vita & Famiglia Onlus.