Una delle dirette conseguenze della pandemia da nuovo coronavirus è stata l’impossibilità, per gli studenti di tutte le età, di frequentare regolarmente la scuola. Una situazione di emergenza didattica, che ha messo in luce ancora di più il ruolo delle scuole paritarie in Italia. Un ruolo, però, che vive allo stesso tempo un momento di crisi economica, che affonda le sue radici negli anni passati, al di là della stessa epidemia. Proprio su questo tema, qualche giorno fa, è stato pubblicato sul sito dell’editore Rubbettino un pamphlet dello scrittore e filosofo Dario Antiseri, che da oltre trent’anni si occupa appunto di scuole libere. Il nuovo libro, dal titolo “Più libertà per una scuola migliore” è scaricabile gratuitamente e sugli argomenti trattati Pro Vita & Famiglia ha intervistato Antiseri.
Prof. Antiseri, è uscito il suo ultimo libro, “Più libertà per una scuola migliore”, sul tema in particolare delle scuole paritarie, ce lo vuole brevemente descrivere e presentare?
«Quello che ho voluto ribadire con queste pagine è l’urgenza nella difesa della scuola paritaria. Nello stesso libro richiamo anche la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e una Risoluzione del Parlamento Europeo e la legge Berlinguer. Quello che è fondamentale sottolineare è che chi è per la scuola paritaria non è automaticamente contro la statale, anzi, tutt’altro. Il male endemico non è la scuola di Stato, ma il monopolio della scuola di Stato e c’è il pregiudizio deleterio che ciò che è pubblico deve essere per forza statale. Inoltre ho voluto difendere il pluralismo scolastico».
Un pluralismo scolastico che serve proprio allo Stato, poiché come lei spiega nel libro, ci sono dei costi ben diversi e dei numeri importanti da valutare.
«Sì, assolutamente. Troppo spesso si pone la falsa questione che la scuola paritaria sia una sanguisuga del sistema statale. Al contrario, invece, le varie rette che i genitori pagano fanno risparmiare allo Stato intorno ai 5,5 miliardi di euro ogni anno. Inoltre persino un liberal-socialista e anticlericale come Salvemini affermava che in questa competizione la scuola di Stato ha tutto da guadagnare per crescere e migliorare, poiché c’è un pungolo e uno stimolo continuo, così come afferma anche Gramsci, che pensava che i socialisti dovessero essere propugnatori della scuola libera e il più possibile indipendente dal controllo statale. Anche altri grandi pensatori e accademici come Sturzo, don Milani e così via. Tutti i Paesi europei attualmente hanno una particolare attenzione per le scuole libere, tranne appunto l’Italia e questo è un danno enorme».
Quest’anno, inoltre, ricorrono i venti anni dalla legge 62 del 2000, ma una parità si è davvero raggiunta?
«Berlinguer (Luigi ndr) fece questa legge con un atto coraggioso che segnò il passaggio da Scuola di Stato a sistema nazionale di istruzione, costituito dalla scuola pubblica statale e dalla scuola pubblica paritaria. Lui stesso in una dichiarazione affermò che era tempo di chiudere questo conflitto del Novecento, che ci hanno fatto perdere tempo e risorse. L’istruzione è un bene pubblico che può e deve essere somministrato tanto dallo Stato quando dai privati, in una gara a chi insegna meglio. Altrimenti si cade in una grande violazione delle libertà, perché io posso scegliere lo zaino per mio figlio, ma non posso scegliere gli insegnanti o la scuola dove farlo studiare o comunque non sono messo nelle piene condizioni di farlo».
Perché continua ad esserci il pregiudizio che le paritarie siano solo scuole per “cattolici” e per “ricchi”?
«Sono pregiudizi da sfatare perché innanzitutto non sono solo scuole di stampo religioso, ma ci sono tante scuole libere laiche e non confessionali. Fino a qualche anno fa le scuole medie paritarie laiche erano più numerose di quelle religiose e come diceva don Sturzo noi vogliamo la libertà per tutti e sempre. Per quanto riguarda i costi, dobbiamo pensare che inizialmente le scuole gestite da sacerdoti e religiosi nacquero proprio per consentire un’istruzione ai più poveri, però una politico cieca e non lungimirante, sia di destra che di sinistra, nel corso degli anni ha fatto sì che le scuole paritarie non avessero le giuste sovvenzioni e oggi infatti soltanto poche scuole riescono a sopravvivere, ovviamente dovendo ricorrere a costi esorbitanti. Ma questa è una conseguenza di una politica cieca».
Lei in un capito del suo nuovo libro parla di una “Scuola libera che è solo libera di morire”.
«Esattamente. È quello che sta succedendo adesso con molte scuole paritarie costrette a chiudere. E le cose peggioreranno con questo maledetto virus, poiché ci sarà un calo delle rette e della disponibilità a pagare le rette, ma allo stesso tempo gli istituti devono giustamente continuare a pagare gli insegnanti e i dipendenti e quindi si andrà sempre di più verso una crisi economica. Se lo Stato non interviene a settembre saranno già tantissime le scuole a morire».
Appunto cosa può e deve fare lo Stato, soprattutto in questo momento storico, per non far morire le paritarie e creare quindi il caos nel sistema italiano scolastico?
«Deve finanziare e dare dei soldi alle scuole, possibilmente creando le condizioni per aiutare i genitori a pagare una buona parte delle rette».