Il cosiddetto “Protocollo per l’attenzione globale delle persone con diritto all’ aborto legale”, adottato recentemente dal Ministero della Salute violando il Codice Penale argentino, ha generato un notevole malcontento nella società civile e nei professionisti della salute.
Nel Paese si sono scatenate una grande quantità di proteste e manifestazioni per spingere il governo ad annullare il protocollo e a proteggere il diritto alla vita.
Alla fine di giugno, il Ministero della Salute ha pubblicato sul sito web il nuovo protocollo in materia di aborto, che sostituisce la guida per l’aborto punibile del 2010. Senza preavviso e senza fondamento giuridico, il governo ha emanato un documento che permette l’aborto libero nel paese e che viola, tra l’altro, il diritto all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari.
Il ministero della Salute ha dichiarato l’importanza di garantire il diritto delle donne di accedere all’aborto senza nessun ostacolo, poiché si tratterebbe di un diritto fondamentale. “L’esercizio di tale diritto è incorniciato nei diritti sessuali e riproduttivi come parte dei diritti umani”, si legge.
Numerose organizzazioni sono state sconvolte dall’azione del Ministero e hanno espresso il loro rifiuto categorico del protocollo. La Federazione delle Associazioni Mediche Cattoliche dell’America Latina (Famclam) ha avvertito che il protocollo si propone di guidare la professione sanitaria e di violare i diritti del personale sanitario.
“Il protocollo –afferma la Famclam- non solo indica in che modo terapeutico si deve effettuare una decisione presa dai pazienti, anche dai minorenni, ma anche dettaglia minuziosamente quello che noi medici dobbiamo fare nell’esercizio delle nostre libertà e ciò che possiamo o non possiamo dire”.
Non è neanche garantito il diritto all’obiezione di coscienza dei professionisti, poiché il protocollo afferma che “non si può invocare l’obiezione per eludere l’obbligo di partecipare a una procedura di aborto”. “Non solo l’obiezione è totalmente esclusa, ma è stata anche spogliata del suo significato e importanza, senza tener conto dell’impatto per il medico e per i paziente. In questo caso particolare si ridicolizza tale concetto poiché si considera come un atto inutile di declamazione e si intende come un meccanismo che ritarda la pratica dell’aborto”, aggiunge la Famclam.
Le Accademie Nazionali della Scienza Morale e Politica e delle Scienze sociali di Buenos Aires hanno espresso il loro disaccordo con il protocollo. Le due accademie sostengono che il governo sta violando i principi di diritto argentino in quanto l’articolo 19 del Codice Civile stabilisce l’esistenza della persona fin dal concepimento.
“Questo protocollo non prevede la tutela della persona non ancora nata e contraddice i regolamenti nazionali (legali e costituzionali) e i trattati internazionali”, hanno dichiarato.
Auxi Rodriguez
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’