In questo tempo di “emergenza sanitaria” appena passata che ha lasciato pesanti strascichi sull’economia e non solo, che vede l’Italia praticamente in ginocchio sotto molti aspetti, indovinate su che cosa si è deciso di incentrare l’attenzione, al punto da portare una rappresentante delle istituzioni, come Anna Paola Concia, ad alzare la voce, chiedendo addirittura l’intervento del Ministro Bonini?
Sui drammi vissuti dalle tante famiglie italiane rimaste senza lavoro? Ma no. Niente di meno che su una delle tante finestre della app Immuni, presentata dal governo e sul sito del ministero della Sanità, che ha già registrato oltre 500mila download.
Una app che servirebbe a sapere se si è stati a contatto con un soggetto poi risultato positivo al coronavirus. L’applicazione, infatti, ci avvisa in tal senso con una notifica e poi, con la collaborazione dell’utente, permette all’autorità sanitaria di monitorare questo possibile contagio.
Ma che cosa ha causato tanto sconcerto? L’immagine di una delle finestre virtuali che ritrarrebbe, udite, udite, una mamma che allatta il suo bambino dietro una finestra e accanto un uomo che lavora in smart-working.
“Un’immagine fuori da tempo e dalla storia, che deve essere cambiata!”. Queste, addirittura, le parole di sdegno della Concia che si rivolge sia al ministro della famiglia Elena Bonetti, sia al ministro per le innovazioni digitali Paola Pisano, in un tweet. “Ho scritto #deve, si, perché lo dovete alle donne italiane che non meritano tutto questo. Grazie”
Immagini “fuori dal tempo e della storia”. E perché mai? Ancora oggi per avere un bambino è necessaria la collaborazione di un uomo e di una donna (se poi la natura è antiquata prendetevela con lei). Inoltre, cosa si aspettavano di veder rappresentata in luogo della famiglia naturale, forse il padre che allatta i figli, con un seno farlocco, in nome di una presunta uguaglianza. E ancora…che significa che le donne “non meritano tutto questo”? Non meritano la gioia di costruirsi una famiglia o di diventare madri se lo vogliono? E perché una donna che sceglie questo percorso di vita dev’essere considerata meno all’altezza delle altre? Non siamo forse di fronte alla solita discriminazione “al contrario” della minoranza contro la maggioranza a cui stanno cercando di abituarci e che col ddl Zan verrebbe definitivamente sancita?
Ma non finisce qui perché la risposta del ministro Bonetti sempre meno ministro della Famiglia e sempre più delle “Famiglie”, non è tardata ad arrivare, rassicurando la Concia di aver già avvisato il ministro Pisano che provvederà a far apportare le dovute modifiche. E infatti l’immagine è stata rimossa dall’app.
Insomma, non siamo più nemmeno libere, noi donne, di decidere cosa è meglio per noi ma, in nome di una presunta “emancipazione” da ruoli che magari ci piacciono anche, sono le istituzioni a decidere per noi e con una pervasività tale che nemmeno gli strumenti tecnologici devono rimanerne “immuni”. Tutto questo in nome di un “love is love” che a quanto pare vale solo per alcuni!