Steven Ertelt, su LifeNews ci mette in guardia dalla perversa trasformazione che ha subito negli ultimi anni Amnesty International.
La famosa ONG da tempo si è palesemente schierata a favore dell’aborto. Ora ha lanciato la campagna “My Body My Right” (“Corpo mio, diritto mio”) con la quale incoraggia i giovani di tutto il mondo a chiedere di poter prendere decisioni sulla propria salute, sessualità e riproduttività, senza controlli statali, senza dover avere paure o subire discriminazioni.
Alcune delle questioni trattate sono legittime: per esempio la denuncia di ciò che accade in Nepal, dove le ragazze sono costrette a sposarsi da bambine, o nel Maghreb, dove le ragazze sono costrette a sposare i loro stupratori; ma purtroppo a queste azioni condivisibili da chiunque sono mischiate quelle contro paesi come l’Irlanda e il Salvador che hanno – secondo Amnesty – legislazioni troppo restrittive in materia di aborto.
Per questo motivo ci associamo a Ertelt che ritiene di non voler sostenere più Amnesty International: essa non è più l’organizzazione di una volta. Certo le sue battaglie a favore dei dissidenti politici e dei prigionieri per reati di coscienza, contro la tortura, il lavoro forzato, nel passato, meritavano adesione e sostegno. Ma oggi queste sono solo apparenze: l’attenzione sostanziale di Amnesty si è spostata. Sta promuovendo ormai una visione cosiddetta “olistica” dei diritti umani, quindi falsi diritti umani, quelli che appartengono all’agenda sociale delle Nazioni Unite e delle sue agenzie specializzate. Quelli che si riassumono in “diritti sessuali e riproduttivi” e che di fatto comprendono aborto a richiesta, contraccezione e filosofia gender.
Francesca Romana Poleggi