03/06/2021

Audizioni su autolesionismo e istigazione. Ruiu: «In Rete contesto drammatico, lo Stato deve difendere i nostri figli»

Si sono tenute questo pomeriggio, in Commissione Giustizia al Senato, le audizioni informali nell’ambito del disegno di legge sull’Istigazione all’Autolesionismo. Tra gli interventi anche quello di Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia e del suo braccio operativo nel mondo della scuola, Generazione Famiglia.

«Un disegno di legge – ha sottolineato Ruiu – che risponde innanzitutto a un nostro grido di dolore e di allarme», ovvero quello di tantissime famiglie che, soprattutto negli ultimi mesi, sono state «schiacciate, sfruttate e abbandonate al web, al farwest del web».

La strada da percorrere sul tema dell’autolesionismo – ormai imperante tra giovani e giovanissimi – e della sua istigazione è ancora molto lunga, ma il disegno di legge in discussione «è un primo mattoncino, certamente fondamentale per il benessere dei nostri bambini e adolescenti, dei nostri figli e quindi del nostro futuro», ha spiegato Ruiu.

Maria Rachele Ruiu ha evidenziato, in particolare, la necessità di affrontare dal punto di vista legislativo il rapporto tra minori e nuove tecnologie, tra minori e Web. In particolare nell’ultimo anno, infatti, l’esposizione di giovani e giovanissimi ai contenuti della Rete è stata acuita dalla pandemia e dai conseguenti lockdown, portanto – come ha affermato Ruiu – a «danni enormi e prolungati, quali disturbi del sonno, depressione, maggiore irritabilità, difficoltà di concentrazione, difficoltà di regolare le emozioni, disturbi d’ansia, dipendenza, e isolamento» per finire alla gravissima facilità nell’entrare in contatto con «contenuti non adatti, in primis ovviamente la pornografia».

Una denuncia, quella di Ruiu, che si è soffermata in particolare sull’esagerato tempo riservato alla didattica a distanza, usata come «soluzione di emergenza e di facile impiego», ma non giustificata per un intero anno scolastico. Non sono stati presi in considerazione, dunque, i molti rischi associati alle innumerevoli ore trascorse davanti ad un computer. Non solo, quindi, isolamento sociale e distanza dai propri amici e coetanei, ma soprattutto il baratro della «dipendenza da internet», identificata come tale dalla psichiatria già negli anni ’90.

«Perdita e impoverimento della socialità e delle relazioni con i pari – ha spiegato Ruiu – sono state affiancate da altre conseguenze negative e devastanti», che hanno quindi acuito il problema – trattato dal disegno di legge – dell’autolesionismo e della sua istigazione.

L’autolesionismo, infatti, trova terreno fertile quando c’è un quadro devastante in molti minori, ovvero – come ha spiegato Ruiu - «sviluppo sessuale precoce, aumento malattie mentali, attacchi di panico, ansia, stress, disturbi dell’alimentazione» e, appunto, aumento vertiginoso di «dipendenze, autolesionismo e dei tentativi di suicidio».

Un contesto drammatico, quindi, per il quale diventa fondamentale un disegno di legge come quello in discussione. Nel suo intervento, Ruiu ha quindi evidenziato la necessità di «regole più stringenti ai big della Rete», così come per «per gli influencer» che spesso portano i ragazzi a sfide estreme e pericolose sui social, facendo leva proprio sulla dipendenza da internet. La proposta di legge, infatti, nasce dopo la storia drammatica di Antonella, una bambina di dieci anni morta a causa di una sfida su TikTok.

«Il legislatore – secondo Ruiu – deve quindi raccogliere questa sfida per proteggere i nostri figli. Ci auguriamo – ha concluso – che questo primo passo possa portare ad aumentare il consenso digitale, il parental control obbligatorio per i minori di 16 anni» ma anche, ha proposto Ruiu, a «corsi di formazione per docenti e genitori, soprattutto su come riconoscere e affrontare la dipendenza; l’obbligo di documento di identità per accedere a siti per adulti; divieto di possesso e uso di dispositivi elettronici senza accompagnamento degli adulti e divieto di possesso e uso di dispositivi personali nelle scuole di ogni ordine e grado».

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