A Morlupo, in provincia di Roma, l’Azione Cattolica avrebbe tenuto un seminario, la scorsa domenica, dal titolo “A cuore scalzo” in cui si sarebbe parlato di sessualità in senso veramente “lato”. Infatti tra gli incontri che erano in previsione, denunciano alcuni giornali, ci sarebbe stato anche uno chiamato “In cammino con i giovani omosessuali”, tenuto dal gesuita Padre Pino Piva «nella consapevolezza che questi temi non debbano essere vissuti come tabù ma piuttosto spazi di dialogo, confronto e accompagnamento, per i giovani e tra i giovani», come si legge nella presentazione dell’evento. Una frase che in realtà non chiarisce affatto il taglio dato all’argomento: verrebbe infatti da chiedersi: “accompagnamento” sì ma, verso dove? Dialogo sì, ma sulla base di cosa?
Desta fortissimi sospetti tra l’altro, la benedizione dell’evento da parte del sito di Gaynews.it: «I giovani di Azione Cattolica a confronto su affettività, sessualità e omosessualità senza tabù». Inoltre, sempre nello stesso articolo, Gaynews accosta padre Piva niente poco di meno che al gesuita James Martin che sta portando avanti una vera e propria “colonizzazione ideologica” della pastorale secondo l’ala conservatrice ecclesiastica, perché la Chiesa arrivi ad accettare e benedire le pratiche omosessuali. Infatti su Gaynews si legge: «Pino Piva, impegnato nella pastorale degli Esercizi ignaziani e componente dell’Équipe Spiritualità senza frontiere, viene considerato l’omologo italiano del confratello James Martin. La tre giorni sarà vissuta senza atteggiamenti tabuali ma all’insegna del dialogo e del raffronto».
Inoltre, buona parte degli interventi sono stati tenuti da una serie di “esperti”: dallo psicologo (Roberta Carta) alla sessuologa (Piera Di Maria) alla biblista (Marinella Perroni), cui sono state sottoposte domande anch’esse impostate in modo poco chiaro. Ad esempio: «Perché noi credenti siamo chiamati a scegliere tra l’essere casti o l’essere superficiali»? Un interrogativo che confrontato con l’insegnamento della Chiesa sul no chiaro ai rapporti pre-matrimoniali lascia davvero intuire una certa impostazione degli interventi. E infatti tra i più indicativi si annovera proprio quello del succitato padre Piva che, riferendosi ai giovani omosessuali, sostiene che sono chiamati ad «integrare sempre più la dimensione sessuale nella propria personalità, crescendo nella qualità delle relazioni e camminando verso il dono di sé». Dunque di castità, continenza e tanto meno verginità, manco a parlarne? Eppure questo insegna la Chiesa finora. No, l’importante sarebbe il “dono”.
Manca inoltre una visione di progettualità condivisa (leggi matrimonio e genitorialità). Parole, insomma che sembrano appositamente voler dire tutto e niente. Una mancanza di chiarezza su certe tematiche importanti, riguardo le quali, al contrario, i movimenti ecclesiali sarebbero chiamati ad esporsi con chiarezza lanciando un messaggio che miri ad adeguare l’esperienza agli insegnamenti della Chiesa e non viceversa.
di Manuela Antonacci