Il Parlamento Europeo si è fatto portavoce delle istanze mortifere degli abortisti. È la drammatica verità che arriva dalla votazione, di pochi minuti, fa, sulla proposta di risoluzione “sulla decisione della Corte suprema degli Stati Uniti di revocare il diritto all'aborto negli Stati Uniti e sulla necessità di salvaguardare il diritto all'aborto e la salute delle donne nell'UE”. Una proposta, appunto, di morte, che vorrebbe portare l’Europea a inserire l’aborto come diritto fondamentale, oltre a togliere libertà di parola (tramite l’annullamento dei finanziamenti) alle realtà pro life. La proposta di Risoluzione, infatti, presentata da Socialisti&Democratici, RenewEurope, Verdi e La Sinistra, è stata votata favorevolmente con 324 voti favorevoli, 155 contrari e 38 astenuti. L’europarlamentare Simona Baldassarre (Lega – Identità & Democrazia) ha espresso a caldo tutto il suo sconcerto.
Onorevole Baldassarre, a Strasburgo è stata votata una nuova risoluzione sull’aborto. Cosa c’è in ballo e quale pericolo si corre?
«La risoluzione votata oggi rappresenta l’assurdità ideologica delle sinistre al Parlamento Europeo che, per la seconda volta nel giro di solo un mese, presentano un testo in Plenaria sull’aborto. Non si danno pace. Si consuma un altro insopportabile tentativo di ingerenza nei confronti degli Stati Uniti e dei Paesi Membri dell’UE. La competenza sull’aborto è e rimane in capo agli Stati Membri, per questo non ha senso la proposta avanzata per inserirlo all’interno della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Ue. Come se non bastasse, in un periodo di recessione, hanno chiesto che l’UE compensi economicamente l’eventuale riduzione dei finanziamenti per la promozione dell’aborto nel mondo da parte degli Stati Uniti. Da Roma a Bruxelles, la sinistra continua a strumentalizzare la crisi per imporre la propria agenda ideologica. Il testo, pur approvato dalla maggioranza, è solo l’ennesima rappresaglia per la dura sconfitta che hanno subito con la legittima sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti sul caso Roe v. Wade. A questo punto, mi chiedo, cosa fa l’Unione Europea per aiutare una ragazza madre o una famiglia in difficoltà ad evitare l’aborto? Forse, invece di seguire le ideologie del momento, sarebbe meglio lavorare a tutela delle donne, affinché di fronte al bivio dell’aborto possano scegliere per la Vita».
La scorsa settimana un’europarlamentare olandese ha fatto un appello alla presidente Metsola, affinché non ammetta le “lobby” pro-life nel Parlamento Europeo. Nel concreto di cosa si tratta?
«Si tratta dell’ennesimo tentativo di tappare la bocca a chi racconta una realtà differente da quella del mainstream di Bruxelles. E non sarebbe la prima volta! Già a giugno dello scorso anno, in occasione del voto in Plenaria sulla risoluzione per il 25⁰ anniversario della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo, un deputato della sinistra aveva presentato un emendamento citando per nome e cognome alcune organizzazioni pro-life e pro-family, ed esprimendo preoccupazione per la loro inclusione nel registro per la trasparenza dell’UE - ovvero l’elenco delle organizzazioni ammesse nelle Istituzioni europee - perché in tal modo sarebbero “autorizzate a lavorare apertamente con le istituzioni pubbliche per il declino dei diritti delle donne nonché della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti”. In quel caso, anche grazie al nostro contributo, l’emendamento fu bocciato con 257 voti a favore, 30 astenuti e 407 voti contrari. Non solo, agli inizi di quest’anno, come ebbi modo di denunciare, Pro Vita & Famiglia e la memoria di Carlo Casini furono attaccate durante un’audizione in Commissione per i Diritti delle donne perché pro-life. Ora, la lettera che l’Eurodeputata di Renew Samira Rafaela ha recapitato alla Presidente Metsola suona come un altro campanello d’allarme, di fronte al quale non si può restare più indifferenti. Parliamoci chiaro: più indizi fanno una prova. É evidente che le forze di sinistra puntano a compiere un atto di prepotenza al fine di bandire le organizzazioni che difendono la Vita dal Parlamento Europeo. Siamo arrivati alla caccia alle streghe, ed in ballo c’è la libertà di parola, di pensiero e di opinione in quella che dovrebbe essere la casa della democrazia Europea. Forse le sinistre hanno in mente di farne casa propria e del proprio pensiero unico? Noi non ci stiamo, e continueremo a denunciare questi attacchi impropri dentro e fuori il Parlamento Europeo».
La presidente Metsola è nota per le sue posizioni anti-abortiste: ritiene che questo possa aiutare la causa pro-life all’interno dell’Europarlamento?
«Non so dirle cosa farà la Presidente Metsola. Sicuramente, in passato ha espresso posizioni pro-life e ritengo che prenderà provvedimenti per garantire la democraticità del Parlamento. Tuttavia, dobbiamo ravvisare che il suo stesso Gruppo politico è profondamente diviso sul tema. Da parte mia, anche durante la scorsa Plenaria a Strasburgo ho avuto modo di ribadire come non vi sia trattato internazionale che riconosca l’aborto come un diritto umano. Anzi, il Programma d’azione della Conferenza del Cairo del 1994, firmato da 179 paesi al mondo, sostiene che tutti i governi e le organizzazioni internazionali, come l’UE, devono “far diminuire il ricorso all’aborto” e che qualsiasi misura relativa all’aborto può essere decisa solo “a livello nazionale o locale in accordo con le legislazioni nazionali”. Esiste, piuttosto, un diritto fondamentale alla Vita, come affermato da varie Convenzioni internazionali ed Europee. Ed è per questo diritto che dobbiamo batterci convintamente».
Se i pro-life fossero alla fine messi alla porta, cosa si rischia?
«Si rischia un precedente molto pericoloso. Oggi i pro-life, domani chi bandiranno perché non si piega al volere della maggioranza? Non solo, si rischia il paradosso, con l’UE che pretende di difendere la democrazia in Ucraina mentre imbavaglia la libertà di opinione a casa propria. Stiamo parlando di un fatto grave: dall’inizio del mandato gli unici a cui sia stato interdetto l’accesso al Parlamento Europeo sono stati i diplomatici Russi e Bielorussi dallo scoppio della guerra. Vogliono forse affiancargli le organizzazioni pro-Vita? Va da sé che solo pensare una cosa del genere sia assurdo. Come ha detto anche Matteo Salvini, ci troviamo di fronte ad un’Europa monopolizzata dalle forze di sinistra. Pochi giorni fa abbiamo preso atto di un incontro tra Alessandro Zan ed il Commissario europeo per l’uguaglianza Helena Dalli, in cui quest’ultima ha pubblicamente appoggiato il progetto di legge liberticida del deputato del PD. Ora l’appello della deputata di Renew, che si basa su interpretazioni mistificanti, come il fatto che le organizzazioni pro-life diffondano narrazioni false e tossiche, che la loro ‘ideologia distruttiva’ non appartenga al ‘regno della libertà di parola’ e che danneggino la reputazione delle Istituzioni europee. Vi rendete conto con chi abbiamo a che fare nel Parlamento Europeo? Forse i colleghi non ricordano che secondo lo stesso Trattato sull’Unione, le istituzioni garantiscono alle organizzazioni della società civile la possibilità di diffondere e scambiare pubblicamente le proprie opinioni, e devono mantenere con loro un dialogo aperto, trasparente e regolare. Ad una certa sinistra piacerebbe chiudersi nei palazzoni per imporre la propria agenda ideologica senza che i cittadini aprano bocca o mettano il naso. Io continuo a sostenere che il Parlamento Europeo deve essere aperto alla dialettica democratica, senza cordoni sanitari. Non serve ‘aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno’, come dicevano altri, serve mantenere il contatto con la realtà, con i cittadini che ad oggi stanno vivendo una crisi ben più grave delle stravaganti idee della sinistra».