18/01/2016

Bambini e famiglia: ma a loro, chi ci pensa?

Pare che i bambini siano sempre gli ultimi a cui si pensa. Tanto in fondo non parlano e non posso rivendicare i loro (fondamentali e giustissimi) diritti... E’ così per l’aborto, ma lo è anche per l’utero in affitto e la stepchild adoption.

I bambini, in quanto persone, hanno diritto alla vita. E i bambini hanno diritto a nascere e crescere in una famiglia naturale, con una mamma e un papà.

Eppure i recenti casi di attualità e l’indirizzo che sta prendendo la politica ci dimostrano che dei bambini s’interessano in pochi. Prima viene il soddisfacimento dei desideri degli adulti, poi se ne può parlare.

E’ stato così nel caso di utero in affitto della coppia gay israeliana presentato qualche giorno fa che, di fronte alla scoperta di aver ricevuto la bambina sbagliata, l’ha rispedita al mittente e ora è in attesa di ricevere il bebè che hanno effettivamente pagato.

Ed è stato così anche nel triste caso di Karen e Lauren riportato da PuntoFamiglia.net, una coppa lesbica sposatasi nel 2013 e che aveva deciso di chiedere lo sperma a un amico della prima donna, al fine di concepire un figlio.

Peccato che al momento della nascita del bambino, nel 2014, la coppia fosse già divorziata. Si apre così un caso: di chi è il bambino? Tecnicamente l’unica madre del bambino è Karen, che l’ha portato in grembo per nove mesi. Ovviamente però Lauren non ci sta e ricorre al giudice.

Il caso ha trovato soluzione l’8 gennaio 2016, quando il giudice ha stabilito i “full parental rights” anche per Lauren, “obbligando – scrive Giovanna Abbagnara – il bimbo ad avere per mamma anche un’estranea in virtù del ‘matrimonio’ lesbico con la vera mamma“.

Bambini uccisi; bambini concepiti già orfani di padre o di madre; bambini resi oggetto di compravendita; bambini costretti a crescere con due mamme, o due papà, o un solo genitore, o tanti genitori...

Noi, che assistiamo oggi a queste derive, siamo adulti e abbiamo avuto modo di sviluppare – in maniera più o meno armonica, poco importa – la nostra identità.

Ma ai bambini – bisognosi di punti di riferimento (uno maschile e uno femminile) che, con amore e con responsabilità, li aiutino a crescere – chi ci pensa?

Teresa Moro

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