È una storia veramente tragica quella che sto per raccontare, ma purtroppo realmente successa. Ce ne parla un articolo di LifeSiteNews.
L’anno scorso in Ohio due bambini nati prematuri sono morti in ospedale mentre il personale sanitario stava a guardare senza fare nulla per salvar loro la vita. Si tratta di due piccoli gemellini. È la loro madre, Amanda, a raccontare l’accaduto.
Si era recata presso il Riverside Methodist Hospital di Columbus, capitale dell’Ohio, a 22 settimane e due giorni di gravidanza, in seguito a un’emorragia. Lì fu avvertita del fatto che se avesse partorito prima di tre giorni, non avrebbero potuto aiutarla.
Ebbene, i bambini sono nati a 22 settimane e cinque giorni di gravidanza, proprio al momento giusto, in teoria... Il primo a venire alla luce fu Emery, che è sopravvissuto per soli 45 minuti fuori dal grembo materno; poi fu la volta del fratellino Elliot che, una volta nato, restò in vita solo per due ore e mezza.
Durante questi fatti, Amanda piangeva e gridava, supplicando i medici di aiutarla e di salvare i suoi bambini. Ma loro non hanno fatto niente per aiutare i piccoli a sopravvivere, nonostante il fatto che fossero passati i tre giorni di cui parlavano alla madre.
Per quanto vi siano delle linee guida sulla sopravvivenza dei prematuri, esse non possono essere sufficienti a decretare la loro morte... a maggior ragione se i piccoli stanno sopravvivendo.
E pensare che mesi fa abbiamo presentato proprio in un nostro articolo la neonata più piccola del mondo, di sole 21 settimane e quattro giorni, che oggi ha tre anni e sta bene.
Senza contare tutti gli studi che affermano che al giorno d’oggi i bambini prematuri sopravvivono sempre di più. Perché, dunque, lasciarli morire? Perché non dare loro una speranza? Una opportunità di vita?
Luca Scalise