Lo show di Angelina Jolie e di Brad Pitt con la loro figliola “transgender” di otto anni vestita da maschio, è stato registrato dalle pagine patinate di tutti i rotocalchi del mondo.
Qualcuno ha anche commentato la cosa con sussiego, senza sorpresa, ma come una riprova che le persone che veramente contano (attori hollywoodiani) e che hanno capito tutto della vita (...?) accettano felici e sereni che un bambino dei loro cambi sesso, di tanto in tanto o per sempre. In altri casi, di gente meno famosa, abbiamo sentito di genitori orgogliosi dei propri figli transgender. Addirittura c’è chi sostiene che il proprio piccolo abbia scelto il suo genere fin dalla culla, prediligendo le copertine rosa a quelle azzurre...
Alberto Pellai, che è un medico che si occupa di prevenzione di comportamenti a rischio nell’età evolutiva, ha commentato il fatto su Avvenire, ricordando quello che tutte le mamme, le zie e le nonne, di tutti i tempi e in tutte le latitudini, dotate di buon senso, sanno da sé: i bambini amano giocare. Nel gioco vivono le avventure più straordinarie, incarnano i personaggi più improbabili, inventano amici immaginari. Nel “facciamo finta che...” succede di tutto e di più: succede anche che i maschi si vestano da femmine e viceversa. E non c’è niente di male. E come tutto il resto, serve a stimolare la fantasia e a crescere.
Dice Pellai: “Ogni bambino ha il diritto di giocare a tutto quello che vuole. Può vestirsi da maschio e da femmina. Può mettersi il rossetto e le scarpe col tacco. O anche la giacca e la cravatta di papà”.
La bambina dei due attori, invece, dicono che “si veste da uomo per davvero e afferma che lei vuole diventare grande vivendo da maschio e non da femmina. Sembra anche che i genitori siano d’accordo [e la prendono sul serio] e non utilizzino nemmeno un po’ di pensiero critico, oltre che di sano buon senso genitoriale, per proporre alla propria bambina di poter essere, almeno in questa fase della propria vita, “una, nessuna e centomila” giusto per citare Pirandello. Insomma le hanno dato il permesso totale di poter vivere, alla sua giovane età, da maschio pur essendo dotata di un corpo da femmina.
Forse siamo al limite del paradosso. Forse dovremmo riflettere sul fatto che non si può usare un bambino per trasformarlo in una bandiera a sostegno di questa o quella ideologia. I bambini sono bambini: come tali vanno cresciuti, protetti e sostenuti”.
“I nostri figli hanno davvero bisogno di crescere con una buona educazione che li aiuti a vincere i veri stereotipi di genere “ , quelli dannosi. Il che però vuol dire che ai maschi non si deve insegnare a essere violenti e alle femmine ad essere sexy a tutti i costi (se no poi ci lamentiamo del bullismo e delle baby prostitute). Ma non vuol dire assecondare “il semplice bisogno narcisistico di apparire differente da tutti gli altri. Qualcosa che i nostri nonni avrebbero chiamato capriccio. E avrebbero trattato come tale. Ben lontani dall’affermare che si trattasse di un diritto inalienabile. Perché – figli di star oppure figli di gente normale come tutti noi – i nostri bambini a otto anni hanno solo il diritto di essere bambini. E hanno anche il diritto di avere al proprio fianco adulti intelligenti e competenti che ben sanno che a otto anni è meglio non “cristallizzare” per sempre l’identità di un bambino. Tanto meno un’identità di genere differente da quella che si è ricevuta in dono al momento della nascita”.
Redazione