Forse non tutti sanno che per la tutela dei nostri bambini esiste un organismo parlamentare apposito: la Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza.
La Commissione lavora di concerto con l’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza. Questo è un organismo di coordinamento fra Amministrazioni Centrali, Regioni, Enti Locali, Associazioni, Ordini professionali e Organizzazioni non governative che si occupano di infanzia, tra cui l’Arciragazzi, (è stato istituito, insieme alla Commissione Parlamentare per l’infanzia, con la Legge 451/1997 ed è regolato dal D.P.R. del 14 maggio 2007 n.103). La Commissione lavora in coordinamento con l’Autorità garante per i minori.
Verrebbe spontaneo chiedersi quanto costino (non solo in termini strettamente economici, ma anche in termini di risorse umane e tempo) all’Amministrazione tutti questi organismi, e se non sarebbe il caso di semplificare...
Comunque apprendiamo che la Commissione Parlamentare ha approvato il Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, elaborato, appunto, dall’Osservatorio.
Si parla di sacrosanti diritti dei minori all’educazione e all’istruzione; alla “inclusione”, di supporto alle famiglie. Ovviamente si segnala la necessità di supporto alla omogenitorialità, ovviamente si parla di “Strategie e interventi per l’integrazione scolastica e sociale”, tra cui “contrastare stereotipi e discriminazioni basate sulle diversità di genere, cultura, abilità e orientamento sessuale“ e di “attivare adeguate risorse per l’educazione alla vita emotiva e all’affettività”.
Insomma le solite insidie neolinguistiche tese a promuovere la cultura improntata sull’ideologia gender. Per una volta, transeat.
E invece non c’è alcun riferimento al primo diritto dei bambini che è quello di nascere (e che è logicamente pregiudiziale rispetto a qualsiasi altra pretesa), e non c’è alcun riferimento al diritto dei bambini ad essere allevati dalle donne che li hanno partoriti, e a crescere con la mamma e il papà.
Insomma: scrivono di essere preoccupati dei bambini da 0 a 18 anni, ma pare che sostanzialmente gli interessino solo alcuni diritti dei bambini e solo da una certa età (imprecisata) in poi.
Prima non sono bambini: sono Pre-persone?
Redazione