Come unire sulla stessa piattaforma finanza, banca, imprenditori, politici e sindacati? Parlare di diritti LGBT.
Secondo il The Economist “essere gay friendly costa poco ed è utile al business” quindi ecco sfilare i vari Apple, Facebook, Mc Donald, Barilla & c.
E le banche certamente non possono essere da meno: nel loro ruolo di ganglio vitale tra economia e finanza, senza parlare dell’influenza che possono avere nei confronti della politica, si intendono spendere in questa battaglia.
Così la banca Intesa Sanpaolo, il principale gruppo italiano con oltre 12 milioni di clienti e 90.000 dipendenti, ha deciso di sottoscrivere un protocollo Pari Opportunità per riconoscere a tutti i dipendenti gay la possibilità, una volta uniti in “matrimonio” –che esso sia un certificato, religioso o civile, l’importante è che sia riconosciuto in qualche Stato anche estero, a prescindere dalla registrazione all’anagrafe italiana (su cui sappiamo esservi un ampio dibattito)-, di avere diritto al congedo matrimoniale uguale al collega eterosessuale.
L’effetto immediato, oltre ovviamente alle due settimane pagate agli interessati per andare in viaggio di nozze, è l’influenza che una scelta analoga potrebbe sviluppare nei confronti della politica: non è più solo l’Ateneo di Bologna a muoversi in tal senso ma anche la più importante banca italiana.
Curioso, infine, che proprio la Sanpaolo sia considerata il feudo della finanza cattolica e che il Presidente Bazoli sia anche a capo dell’Opera per l’Educazione Cristiana di Brescia e membro del gruppo Etica e Finanza.
Per tutti coloro che rispetto a questa impostazione volessero prendere le distanze o, quantomeno, dimostrare la propria contrarietà, la strada più immediata è l’invio di un reclamo.
Redazione