Jair Bolsonaro fa sul serio e riporta al centro la libertà d’educazione in Brasile. È stato lo stesso presidente ad annunciare in un tweet di aver «ordinato al Ministero della Pubblica Istruzione, tenendo conto del principio di protezione globale dei minori, previsto dalla Costituzione, di preparare un progetto di legge che proibisce l’ideologia del genere nella scuola primaria». In questo modo, il presidente brasiliano ha ribadito la centralità del governo nazionale nella gestione delle politiche educative.
L’impegno di Bolsonaro per la libertà educativa nasce sulla scia di un sondaggio nazionale condotto nell’ottobre 2017, che certificava come nove brasiliani su dieci fossero contrari all’indottrinamento gender a scuola. Il ripristino della libertà educativa, del resto, è uno dei punti più espliciti nel programma di governo di Bolsonaro, il quale, lo scorso 1 gennaio, durante il suo discorso di insediamento, aveva promesso di liberare il Paese dalle «zavorre ideologiche» e di «combattere l’ideologia gender» e la «decostruzione della famiglia».
Per le sue nette prese di posizione, il presidente brasiliano è ormai da tempo sotto il tiro dei gruppi lgbt oltre che dei media mainstream, come Rede Globo, alla quale, secondo quanto riferisce Il Giornale, l’amministrazione Bolsonaro potrebbe presto tagliare i fondi pubblici.
L’opposizione di Bolsonaro all’ideologia gender non si limita al campo educativo. Lo scorso aprile, infatti, aveva affermato che «il Brasile non può essere un paese per il mondo gay» e, in particolare, «per il turismo gay». Già nel 2013, alcuni anni prima di essere eletto presidente, dichiarò che «nessun genitore è orgoglioso di avere un figlio gay» e che «ai brasiliani non piacciono gli omosessuali». Frasi che avevano contribuito a diffondere la nomea di «omofobo» e «razzista» per Bolsonaro.
Le politiche del presidente brasiliano sono la dimostrazione di come l’impalcatura ideologica dei sistemi educativi non sia affatto irreversibile. «Per molto tempo le nostre istituzioni educative sono state formate su ideologie dannose che rovesciano i nostri valori e da persone che odiano la nostra bandiera e lo stesso inno nazionale», aveva twittato poco dopo la sua elezione, invitando anche gli studenti a filmare e denunciare qualunque lezione scolastica avente come scopo l’«indottrinamento» e la «sessualizzazione» dei bambini.
di Luca Marcolivio