Una transessuale quarantenne è stata risarcita per un’operazione di cambio sesso non andata a buon fine. È successo a Savona, dove il Tribunale ha condannato l’Ospedale di Pietra Ligure al pagamento di 374mila euro a beneficio della propria paziente, cui è stata riconosciuta anche la violazione del diritto all’identità sessuale.
Come confermato dall’avvocato della donna, si tratta del primo caso del genere in Italia. A seguito dell’intervento chirurgico fallito, avvenuto nell’aprile 2010, la donna si era sottoposta ad altre otto operazioni analoghe, senza però ottenere il risultato sperato.
Il Tribunale di Savona ha quindi fissato in 374mila euro la quota risarcitoria totale, suddivisa in 214mila euro di danno biologico e in 150mila euro di danno morale per la lesione dell’identità sessuale, in quanto, si legge nella sentenza, si dovrebbe «tener conto» della «centralità» di tale identità nello «sviluppo della persona».
Inoltre, secondo il Tribunale, «la lesione patita non coinvolge solo il diritto alla salute, ma anche il diritto all’identità sessuale e alla dignità», un «diritto inviolabile della persona, quale essenziale forma di realizzazione della propria personalità», legata «alla dignità della persona», principio degno di «tutela costituzionale».
Secondo l’avvocato della parte lesa, il verdetto sancisce che «il diritto fondamentale all’identità di genere deve passare, per chi la desidera, da una giusta chirurgia che non mortifichi le persone».
Un caso storico, dunque, che, con tutta probabilità, farà giurisprudenza e che rischia di condizionare in modo determinante la gestione di un sistema sanitario già di per sé profondamente snaturato.
Fonte: Corriere della Sera
di Luca Marcolivio