I fatti risalgono allo scorso settembre, ma sono stati riportati solo in questi giorni dal quotidiano canadese ‘La Presse’. L'editorialista Isabelle Hachey è tornata sul caso degli studenti che hanno presentato una denuncia contro un docente della McGill University di Montreal.
Tutto è iniziato il 28 settembre scorso, in un corso universitario tenuto tramite l'applicazione Zoom. Uno studente aveva protestato contro un'espressione tratta dal romanzo ‘Foreste e viaggiatori’ del 1863. In particolare in un passaggio del romanzo storico si parla di "lavorare come i negri". Due studenti hanno denunciato di esser rimasti "traumatizzati nel leggere un'espressione razzista senza essere prima avvertiti di ciò". Per la docente di letteratura, questo confronto virtuale è stato uno dei peggiori momenti della [sua] vita. La stessa professoressa, nei mesi successivi, ha dovuto passare al setaccio gli otto romanzi storici del Quebec in programma, per identificare le parole che avrebbero potuto scioccare i suoi studenti. L’antropologo Samuel Veissière, professore nel dipartimento di psichiatria della McGill University, invece, si è detto preoccupato della tendenza, osservata in molti campus, a cancellare le parole e i dibattiti che mettono a disagio gli studenti. "Le parole e le idee possono traumatizzarci, gli studenti sono effettivamente più fragili, hanno molti più problemi”.
Alla fine, alla McGill University di Montreal tutti gli studenti hanno abbandonato il corso e l’ateneo li ha rimborsati (causa l’annullamento forzato delle lezioni). In più gli stessi studenti hanno ottenuto ugualmente i crediti necessari grazie al voto ottenuto nel semestre precedente. Il tutto per una parola contenuta in un libro di oltre un secolo fa e che diventa razzista solo se decontestualizzata.