Introdotta in ormai oltre 250 istituti e scuole italiane, la “carriera alias” rappresenta qualcosa che va assolutamente fermato. È sulla base di questa convinzione che un gruppo di senatori di Fratelli d’Italia - guidato da Lavinia Mennuni, che ne è la prima firmataria - ha appena presentato all’attenzione del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara una dettagliata interrogazione. Prima di passare ai contenuti di tale atto politico, urge brevemente ricordare di che cosa si sta parlando.
Ebbene, la carriera alias è definibile come un profilo alternativo e temporaneo, riservato agli studenti, e in alcuni casi pure ai docenti e al personale, che non si riconoscono nel genere, come oggi si usa dire, «assegnato alla nascita». Come Pro Vita & Famiglia ha già avuto modo di segnalare, questo istituto solleva numerose criticità in primo luogo di carattere legali. A partire, banalmente, dall’articolo 6 del Codice Civile, che dispone che «ogni persona ha diritto al nome che le è per legge attribuito. Nel nome si comprendono il prenome e il cognome. Non sono ammessi cambiamenti, aggiunte o rettifiche al nome, se non nei casi e con le formalità dalla legge indicati». L’esclusione tassativa di «cambiamenti, aggiunte o rettifiche al nome, se non nei casi e con le formalità dalla legge indicati» - tra le quali non rientra la “carriera alias”, non disciplinata per legge – è senza dubbio un dato notevole; ma non è il solo, dato che ve ne sono molti altri.
Non è finita. La “carriera alias”, i cui pericoli sono recentemente echeggiati anche in un intervento della Società Psicanalitica Italiana, è finita al centro anche di un’inchiesta del più famoso giornale del mondo, il New York Times, firmata da Katie JM Baker. Si tratta di un articolo di notevole interesse sin dal titolo, che solleva con forza il problema del primato educativo delle famiglie scavalcato da iniziative ideologiche da parte delle scuole: «Quando gli studenti cambiano identità di genere e i genitori non lo sanno».
Consapevoli di tutto questo, come si diceva in apertura, un gruppo di senatori guidato da Lavinia Mennuni – e di cui fanno parte anche Lucio Malan, Salvatore Sallemi, Cinzia Pellegrino, Andrea De Priamo, Marco Scurria, Paola Ambrogio, Vita Maria Nocco, Anna Maria Fallucchi, Raoul Russo, Sergio Rastrelli, Matteo Gelmetti, Roberto Menia, Etelwardo Sigismondi, Susanna Donatella Campione, Giulia Cosenza, Alberto Balboni, Elena Leonardi, Gianni Berrino, Luca De Carlo, Fausto Orsomarso, Simona Petrucci, Bartolomeo Amidei - ha presentato una interrogazione di indubbio valore. Infatti con tale documento non si ricordano solo le criticità giuridiche della “carriera alias”, ma si va oltre. E si segnala come essa incida «sulla libertà di espressione, religione e coscienza di terzi che entrano in contatto con il richiedente l’identità alias e che sono convinti della natura ideologica di una “identità di genere” fondata sulla mera auto-dichiarazione».
«In alcuni casi», denuncia giustamente Mennuni, «chi non si adegua, potrebbe essere accusato di atteggiamento “discriminatorio” o “transfobico” e incorrere in sanzioni disciplinari». L’interrogazione segnala altresì come la “carriera alias” sia da rigettare perché presuppone «una visione dell’identità sessuale corrispondente alla teoria di genere - generalmente caratterizzata dalla separabilità del genere dal sesso, nonché dalla prevalenza dell’autopercezione rispetto al dato oggettivo dell’identità sessuale». Ancora, ricordando una vasta letteratura scientifica, l’interrogazione in oggetto sottolinea la pericolosità della “carriera alias” «per gli stessi studenti che la richiedono» dato «che porta a consolidare una percezione soggettiva che, persino laddove sia accompagnata da una vera e propria disforia di genere, è nella quasi totalità dei casi - in particolare nei minorenni - temporanea e risolta spontaneamente nella maggiore età».
Conseguentemente, i firmatari dell’Interrogazione in oggetto chiedono al Ministro Valditara, recentemente distintosi per il suo virtuoso impegno in favore della libertà educativa – che si auspica possa fornire una risposta chiara e in tempi brevi – «se il Ministro dell’Istruzione e del Merito non ritenga di intervenire con direttive nazionali contro la diffusione nelle scuole della Carriera alias e di eventuali progetti educativi connessi ispirati alla teoria di genere». Staremo dunque a vedere quali sviluppi avrà questa interrogazione. Da parte sua, intanto, Pro Vita & Famiglia continua senza sosta la sua attività di vigilanza, che ha già portato a centinaia di diffide alle scuole che hanno introdotto la “carriera alias”, strumento tanto ammaliante agli occhi della cultura dominante tanto carico di insidie sotto ogni punto di vista.