Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell’Associazione Scienza e Vita, ha rilasciato una dichiarazione alla stampa che commenta negativamente l’ennesima indebita intromissione della magistratura volta a delegittimare la legge 40, democraticamente votata dal Parlamento e confermata da referendum popolare. La Cassazione, infatti, ha ammesso l’applicabilità dell’art. 700 c.p.c. nel caso della coppia affetta da fibrosi cistica che chiedeva la diagnosi pre – impianto, e perciò alla ASL verrà ordinato di procedere con provvedimento d’urgenza. “La diagnosi pre-impianto e’ un’indagine invasiva sull’embrione il cui scopo non e’ quello di curare una vita nascente, ma quello di selezionare i sani, scartando gli embrioni ritenuti malati”, ricorda la Ricci. “Esprimiamo – afferma la nota diffusa da Scienza e Vita – la massima solidarietà e vicinanza verso i portatori di malattie genetiche, ma il desiderio dei genitori di avere un un figlio sano, non può essere trasformato in diritto dalla legge positiva. E, anche ammesso che il desiderio a un figlio si possa trasformare in “diritto a un figlio”, questo non può legittimare la volontà di decidere la soppressione di vite che “non vale la pena di far vivere”. Un figlio non e’ un prodotto. Sentenze come questa aumentano la confusione nella società civile ed evidenziano il progressivo riduzionismo antropologico verso forme di vita nascente programmate tecnologicamente”.
Redazione