Nella sua ultima newsletter, Michael Cook, direttore di BioEdge, spiega che per anni i bioeticisti della scuola utilitarista hanno sostenuto che il diritto all’obiezione di coscienza non deve essere riconosciuto ai medici, ma ora i tribunali canadesi stanno iniziando a mettere il loro marchio di approvazione sull’annichilimento del diritto dei medici di rifiutarsi di uccidere i loro pazienti: la professione non si esercita più in scienza e coscienza?
La Corte Superiore di giustizia dell’Ontario ha stabilito che se i medici non sono disposti a compiere azioni legalmente lecite, anche se contrarie alla loro coscienza, devono trovarsi un altro lavoro.
Il caso ora finisce in appello, ma se i medici che difendono l’obiezione di coscienza perdono la causa, le conseguenze saranno disastrose. In tutto il Canada, i medici sarebbero costretti a indirizzare i pazienti da chi è disposto ad ucciderli – anche se in scienza e coscienza per il malato potrebbero esserci altre soluzioni oltre la morte. Se rifiuteranno, saranno radiati dall’albo professionale, o , nel migliore dei casi, costretti a riconvertirsi in specializzazioni in cui i pazienti normalmente non chiedono di morire (per esempio anatomo – patologia, dove sono già morti).
Questa sentenza mostra quanto rapidamente la tolleranza e il rispetto per la libertà svaniscano dopo che l’eutanasia (in nome della libertà!) è stata legalizzata. Nella decisione Carter, con la quale la Corte Suprema del Canada ha sostanzialmente legalizzato l’eutanasia, i giudici hanno espressamente dichiarato che la legalizzazione non implicava un obbligo da parte dei medici di uccidere. Ora, tuttavia, 18 mesi dopo e più di mille morti dopo, l’obiezione di coscienza è a rischio.
La sentenza mostra anche quanto possano essere fragili gli argomenti basati sulla libertà religiosa (che è cosa ben diversa dall’obiezione di coscienza). I medici obiettori ricorrenti sostenevano che l’indirizzare i pazienti a chi li avrebbe uccisi violasse il loro diritto alla libertà religiosa. E’ vero, ma non va confusa la libertà religiosa con l’obiezione di coscienza: le religioni sono tante, diverse: ciascuno invoca la sua e – per fare un esempio estremo – gli adoratori di satana potrebbero pretendere di fare o non fare cose terribili. Invece, la legge naturale è una, una sola, eterna e immutabile, scritta nella natura umana. Fare obiezione di coscienza significa appellarsi ad essa, non a una quale che sia religione.
E se la legge naturale – come scrive il Canadian Medical Association Journal dell’anno scorso – è quella che ha dettato secoli prima di Cristo il Giuramento di Ippocrate, essa impone ai medici come obiettivo della terapia di fornire benefici ed evitare danni, quindi tutti i rifiuti di qualsiasi trattamento sono questioni di coscienza.
A meno che la morte non cominci ad essere considerata un bene, un beneficio, una cura. Potrebbe sembrare assurdo, ma la mentalità eutanasica ci sta lentamente rieducando a queste aberrazioni. E allora, alla fine, la coscienza sarà definitivamente cancellata, per tutti, non solo per i medici.
Francesca Romana Poleggi
per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto