La nuova strategia del movimento pro-aborto passa dalla strumentalizzazione degli obiettori di coscienza che, come abbiamo tutti avuto modo di vedere in questo ultimo periodo, sono sotto attacco incrociato da più fronti.
L’assunto da cui i tessitori di questa trama partono è l’impossibilità di accesso all’operazione di interruzione di gravidanza causata dall’alta percentuale di obiettori presente nelle strutture sanitarie preposte. Soluzione? Diffusione della pillola RU486, un vero e proprio aborto a domicilio, cosa che, a ben vedere, sovverte anche i principi fondativi della legge 194 in quanto la donna viene abbandonata a se stessa in un’operazione tutt’altro che di ordinaria amministrazione.
Portabandiera di questa battaglia “pro-choise” è, tra le varie formazioni in campo, la CGIL che in molte realtà, come nelle Marche, si è fatta attrice di attacchi alle amministrazioni che non regolerebbero la presenza di medici obiettori di cocienza.
La tesi è però da considerarsi assolutamente fallace: dalla Relazione al Parlamento sulla 194 di evince che ciascun medico non obiettore esegue 1,7 aborti a settimana, numeri che –lasciando per un momento a margine l’abominio dell’operazione- certamente non possono giustificare le denunce di difficoltà ad accedervi.
Redazione