25/02/2015

Chi fa obiezione di coscienza non fa carriera

Lucandrea Massaro, su Aleteia, ci informa che è in atto una sorta di mobilitazione generale degli abortisti, via Facebook.

Una dottoressa del San Camillo di Roma, infatti, ha aperto un gruppo che chiede che non venga nominato un medico obiettore di coscienza come primario nel reparto ginecologia.

La dottoressa Lisa Canitano aveva lanciato una “allerta preventiva” contro la possibilità di un primario obiettore di coscienza all’Ospedale San Camillo di Roma, durante un incontro voluto dalla sua associazione “Vita di donna” e da Laiga (Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della 194) per presentare due iniziative: la mobilitazione per sostenere la mozione   Tarabella (una sorta di Estrella 2) e la proiezione del docufilm “Vessel” che spiega come agisce il movimento abortista “Women on Waves”, che gira per i mari per consentire alle donne di abortire in quei paesi in cui la legge lo vieta, praticando aborti farmacologici in acque internazionali“.

L’obiezione di coscienza è già sotto attacco da anni e da più parti, in Europa.

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Ci ricorda Aleteia che “è in atto una effettiva espulsione del mondo prolife dall’esercizio dell’ostetricia e ginecologia in Gran Bretagna, ad opera del Royal College of obstetrician and gynecology che nell’aprile scorso ha sancito il divieto all’iscrizione all’omonimo diploma di specializzazione chi non si volesse adeguare alla disciplina del sistema sanitario inglese che impone tra le pratiche da ottemperare quella dell’aborto, ledendo così il diritto di obiezione di coscienza (decisione impugnata, ma la cui soluzione resta dubbia). Diritto all’obiezione che è stato messo in discussione anche in Italia proprio dalla regione Lazio quando il commissario ad acta del sistema sanitario regionale, il Presidente Nicola Zingaretti, ha tentato di obbligare il personale sanitario obiettore operante nei consultori della Regione Lazio a rilasciare i nulla osta all’aborto. Su questo punto il Consiglio di Stato ha bocciato il provvedimento, dando ragione alle associazioni dei medici cattolici.”

Gli abortisti – ovviamente – conducono una battaglia squisitamente ideologica. In Italia i dati parlano chiaro: è vero che i medici obiettori sono una bella maggioranza (per fortuna), ma è anche vero che il carico di lavoro per i non obiettori è di 1,4 aborti a settimana. Quindi per fornire in modo efficiente il loro macabro servizio basta solo un po’ di organizzazione...

Redazione

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