04/03/2016

Chi sceglie la Vita vince sempre... anche medaglie d’oro!

L’aborto non è una soluzione, mai. La Vita è troppo preziosa.

Anche nel caso di bambini con problemi di disabilità la scelta di “togliere la possibilità di vivere” a una creatura umana è una scelta sbagliata.

Sono tantissime le storie che dimostrano (come quella di Nicole, Chet o Nic Vujicic) come la vita vada oltre i problemi e le menomazioni fisiche.

Inoltre, chi siamo noi quindi per impedire ad una vita che nasce, anche se svantaggiata, di poter crescere svilupparsi e dare il suo contributo al mondo?

Un’ennesima testimonianza in tal senso è quella riportata da Aleteia. È la storia di Miguel, un bambino abbandonato in un orfanotrofio perché nato senza le gambe, cui sono bastati pochi anni di vita per diventare un atleta pluripremiato.

L’occasione di riscatto per Miguel è arrivata quando Tulia Jiménez-Vergara, una studentessa colombiana trasferitasi in America e che desiderava adottare un bambino, decise di adottare proprio lui anche se non aveva le gambe e un ulteriore handicap legato all’iperattività.

Tulia ha quindi portato Miguel in America, dove il bimbo – divenuto adolescente – aveva difficoltà a frequentare la scuola e ad inserirsi fra i compagni di classe, a causa delle proprie disabilità.

Dopo un periodo difficile, però, grazie all’aiuto di alcune associazioni che si occupavano di curare i disturbi legati all’iperattività con lo sport, la vita di Miguel è cambiata.

Lo sport tira fuori tutta l’energia, e quindi fa concentrare. All’inizio non volevo allenarmi. Mia madre voleva che facessi atletica leggera. Quando mi allenavo, riuscivo a concentrarmi molto di più sui compiti. Non ero un gran tipo. Ignoravo le persone. Ero una specie di solitario. Impegnarmi nello sport ha cambiato tutto”, spiega il ragazzo nell’intervista citata da Aleteia.

E infatti lo sport gli ha cambiato proprio la vita. Miguel ha imparato a concentrarsi, ad avere fiducia in se stesso e nelle sue potenzialità.

Un cambiamento così radicale che Miguel ha fatto dello sport la sua ragione di vita e il suo modo di esprimersi e di confrontarsi con il mondo, cimentandosi nell’atletica leggera, nei 100, 200, 400, 800 e 1.500 metri, 5K, nel lancio del peso, del giavellotto e del disco, nuoto, tiro con l’arco e triathlon. Si allenava anche cinque volte a settimana.

E piano piano i suoi sacrifici non si sono trasformati in risultati: 15 medaglie d’oro e 4 d’argento ai Campionati Nazionali Juniores per Disabili negli Stati Uniti. Oggi è il ragazzo disabile che ha ricevuto più premi in America.

Insomma, Miguel è un atleta come gli altri! E’ riuscito a raggiungere i livelli massimi nella sua disciplina, dimostrando che non ci sono limiti per nessuno, se non quelli posti dalla volontà, e che chi sceglie la vita alla fine viene sempre premiato.

Ora Miguel ha scelto di aiutare a sua volta, e per il secondo anno di seguito guiderà un “gruppo di lavoro nel suo liceo per presentare ai disabili il potenziale delle attività fisiche e dello sport”.

Anastasia Filippi

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