Cinque corpi di bambini, già ben formati, sono stati trovati presso la Washington Surgi Clinic. Secondo la testimonianza del dottor Robin Pierucci, uno specialista neonatale, si trattava di «bambini nati vivi e prematuri», come ha detto a Live Action News, che potrebbero essere stati lasciati morire dopo un’operazione non andata a buon fine.
Una morte lenta e terribile, dunque. È questa la spiegazione più probabile e altrettanto terribile denunciata da un attivista pro vita che ha informato l’unità omicidi di Washington. Secondo il gruppo Progressive Anti-Abortion Insorting (PAAU), a cui appartiene il volontario, «l'età gestazionale tardiva e le lesioni subite mostrerebbero potenziali violazioni della legge “Parziale Birth Abortion Act” (Legge sull’aborto a nascita parziale) e del “Born Alive Infants Protection Act" (Legge sulla protezione dei bambini nati vivi). Si tratta di leggi federali che regolano i metodi con cui vengono eseguiti gli aborti tardivi e obbligano a cure salvavita per i bambini nati dopo aborti falliti».
Il corpo più grande e ben sviluppato ritrovato è quello di un maschio, la cui età gestazionale è stata stimata intorno alle 28-32 settimane, ovvero già nella fase dell’ultimo trimestre di gravidanza, un termine entro il quale, come affermano gli esperti, i bambini possono provare dolore. Uno dei motivi per i quali, proprio in questa fase della gravidanza, non è possibile eseguire aborti.
Come ha sottolineato anche la presidente e fondatrice di Live Action, Lila Rose, «la scoperta di questi corpi è una prova orribile e inquietante degli infanticidi che potrebbero verificarsi in questa clinica, ma indicativa anche della violenza che si verifica nelle cliniche abortiste a livello nazionale».
La polizia di Washington, durante una conferenza stampa organizzata giovedì scorso, ha subito escluso che si sia trattato del risultato di aborti illegali, ma non ha saputo fornire altre spiegazioni a riguardo. In un’altra dichiarazione, il capo del reparto di Ostetricia e Ginecologia della clinica, il dottore Cesare Santangelo, ha smentito si possano trattare di vittime di aborti finiti male. Una precisazione che, se dovesse risultare vera, non scagiona la clinica e soprattutto aggrava la situazione, poiché avvalora la drammatica tesi si possa trattare di vittime di vero e proprio infanticidio post aborto fallito.
Certo è che si tratta di qualcosa di davvero agghiacciante, come ha affermato la dottoressa Dendra Kolb, intervistata sempre da Live Action News: «E’ terribile e devastante per me, come neonatologa, vedere queste immagini, poiché questi bambini rappresentano la stessa categoria di pazienti di cui mi occupo. Vedere questi bambini abortiti, scartati e persino provare a immaginare cosa abbiano passato durante queste orribili procedure abortive è esasperante e devastante, tanto da non poter essere espresso a parole». La Kolb ha poi sottolineato che «anche se tutti questi bambini sono stati abortiti ‘legalmente’, è indubbio e cristallino come questa pratica non sia né etica né accettabile. Il risvolto orribile della parola "scelta" – ha chiosato- è ora sotto gli occhi di tutti».