Nonostante tutto e tutti, la proposta di legge "Un cuore che batte" ha raccolto 100.000 firme, il doppio di quelle necessarie ex 71 Cost.
Ora le firme sono state depositate alla Camera dove saranno ricontrollate. Poi la proposta dovrebbe essere calendarizzata, discussa e votata.
Dico "nonostante tutto", perché non solo gli abortisti hanno usato i loro soliti metodi "democratici" per ostacolare la raccolta (a Trieste le persone - anziane - che sedevano al banchetto sono state aggredite fisicamente e i fogli sono stati stracciati).
In molti Comuni le amministrazioni hanno ostacolato in mille modi la gente che voleva firmare; in molti, gli impiegati stessi hanno fatto del loro meglio per far perdere la pazienza a chi chiedeva i moduli.
E purtroppo anche molti sedicenti prolife hanno remato contro. Persino molti Vescovi hanno vietato ai sacerdoti della loro Diocesi di parlare della cosa dal pulpito.
La proposta chiede che il medico abortista faccia vedere l'ecografia e ascoltare il battito del cuore del bambino alla madre, prima dell'intervento.
Questo serve senz'altro a salvare la vita di tanti bambini e di tante donne. Ma - da un punto di vista laico e femminista - serve al consenso informato della madre: affinché possa esercitare una libera scelta, ella deve sapere cosa (o chi) c'è nel suo grembo e cosa (o chi) va ad eliminare. La narrazione del "grumo di cellule" è una menzogna che lede la dignità della donna e la sua "autodeterminazione".
Ora la questione sta davanti ai nostri politici.
Davanti a un Parlamento che appena insediato ha "promesso" all'unanimità che non avrebbe toccato la legge 194.
Avranno il coraggio e la decenza di calendarizzare la proposta?
C'è tra quegli eletti dal popolo, anche dal popolo che ha proposto questa normativa, qualcuno con una coscienza? Qualcuno con "un cuore che batte"?