Tra i “Punti del Millennio” -modo pomposo di definire gli scopi che gli Stati membri dell’Onu si prefiggono dall’immediato ai prossimi decenni di perseguire- vi è l’esigenza di mostrare particolare attenzione nei confronti delle persone LGBT e la pianificazione familiare volontaria, aborti sicuri e contraccettivi.
I 191 Stati si impegnano di promuovere queste due battaglie tramite programmi, incentivi e monitoraggi, il tutto pagato -come esplicitato nello stesso documento che pone gli obbiettivi- attraverso il prelievo dello 0,7% del PIL nazionale di ciascuna nazione, a cui si sommano gli introiti derivanti da una tassa speciale sulle transazioni finanziarie.
Detta in altre parole: ci tassano per finanziare aborto e gay.
Contando che lo 0,7% del PIL italiano corrisponde circa a 10 miliardi di euro, riusciamo ben a comprendere la portata dell’ammontare in relazione soprattutto a quanto abbiamo pagato ieri -TARES ed IMU-.
Con un quesito di fondo: perché la collettività dovrebbe farsi carico di finanziare le scelte sessuali di alcuni e la voglia di sopprimere il proprio figlio?
Redazione