Il Cile dice il suo primo sì all’aborto.
Con 66 voti favorevoli e 44 contrari, ieri il Congresso ha approvato la depenalizzazione dell’omicidio dei nascituri nei tre casi di pericolo di vita della madre, malformazione del feto e stupro. Da oggi il progetto di legge passa all’esame del Senato.
Da notare che l’approvazione della legge non sarebbe stata possibile senza l’appoggio dei deputati della Democrazia Cristiana. Una storia già vista, anche nelle scorse settimane in Italia, dove le unioni gay sono passate grazie al voto dei senatori “cattolici” di Ncd... Per non parlare poi della legge 194/1978, firmata da politici tutti democristiani.
In nome del “male minore” si cede al compromesso anche riguardo al diritto più prezioso e fondamentale come la vita. Si può mettere ai voti la liceità della soppressione di bambini innocenti? Come ha detto il deputato cileno José Manuel Edwards, votare per l’aborto nelle tre fattispecie previste dalla legge è come votare a favore della schiavitù in soli tre casi specifici e limitati: si tratta di un’aberrazione.
La depenalizzazione dell’aborto, la cui discussione in Parlamento e nella società civile dura da oltre un anno e della quale abbiamo più volte parlato (vedi ad esempio qui, qui, qui, qui, qui, e qui), è stata fortemente voluta dal governo di sinistra presieduto da Michelle Bachelet, degna erede del comunista Salvador Allende.
Prima della votazione, il ministro del Servicio Nacional de la Mujer, Claudia Pascual, ha dichiarato che finalmente lo Stato si prende carico di una realtà che non poteva continuare ad essere ignorata: tale disegno di legge torna infatti a conferire alle donne diritti che erano stati loro negati (ci verrebbe da chiedere: quali diritti? Quello di uccidere?).
L’esponente dell’esecutivo ha poi aggiunto che non ha senso criminalizzare l’aborto: per evitare aborti clandestini è piuttosto necessario legalizzare. Questa è la stessa argomentazione – falsa – utilizzata in tutti i Paesi e in tutte le epoche quando si vuole introdurre legislazioni simili. Pure il furto è una realtà e non sembra che le pene previste abbiano finora reso onesti tutti gli uomini. Allora che si fa? Si legalizza il ladrocinio per limitare i danni?
I cileni però non si rassegnano e le associazioni e movimenti pro-life hanno già indetto una Marcia per la Vita lunedì 21 marzo di fronte al palazzo presidenziale della Moneda. Del resto, la resistenza all’aborto è molto forte e ha già fatto sentire la sua voce (vedi ad esempio qui e qui).
La manifestazione, promossa dal movimento Siempre por la Vida, sarà l’occasione per ribadire la volontà di difendere la vita dal concepimento alla morte naturale e per dimostrare che l’aborto non è mai una soluzione, ma anzi fonte di nuovi problemi per la donna.
José Francisco Lagos, portavoce dell’evento, ha affermato che il metro per valutare lo sviluppo di un Paese è il modo in cui vengono trattate le persone più deboli e bisognose di aiuto. L’aborto uccide l’essere umano – innocente – più debole e indifeso: il nascituro. Come può essere una conquista di civiltà e un segno di progresso?
Federico Catani