Oggi ricorre il 34° anniversario dell’istituzione ufficiale della politica del figlio unico in Cina, strumento ufficiale governativo che ha permesso il dilagare dell’aborto forzato, sterilizzazione coatta, salatissime sanzioni da pagare per i trasgressori, discriminazione sessuale ed infanticidio.
Sul tema interviene l’associazione Womens Rights without Frontiers ricordando, attraverso una lettera aperta al Presidente Xi Jinping, le 400 milioni di nascite impedite da questa politica, numeri che rendono la politica del figlio unico la più grande violazione dei diritti dell’uomo attualmente ancora in essere (e certamente -ricordano nella missiva- gli effetti nefasti di tale strumento non potranno di certo esser superati dalla cosiddetta “politica dei due figli”).
“La politica del figlio unico rappresenta una vera e propria guerra della Cina contro le donne. Qualsiasi discussione che tratti di diritti umani senza toccare questo argomento dovrebbe esser considerata una farsa. Qui non interessa se si è pro-life o pro-choice: nessuno sostiene l’aborto forzato perché questo non è una scelta.”
Di anno in anno trapelano le tristissime storie di donne che hanno subito torture ed aborti forzati, anche tardivi, a causa della politica del figlio unico. E purtroppo siamo pienamente consapevoli che ciò di cui veniamo a conoscenza noi in Occidente null’altro è che l’atroce punta dell’iceberg.
Troppo spesso, infatti, coloro che dalla Cina provano a dare notizia della situazione in essere -soprattutto affidandosi ad internet- sono a rischio di pesanti persecuzioni da parte del Partito Comunista Cinese.
Ciò che noi sappiamo – i crimini di cui siamo informati – purtroppo non è nulla rispetto ai milioni di morti e di persone che hanno sofferto e stanno soffrendo in silenzio.
Marika Poletti