Non si sa se ridere o piangere di fronte all’ennesimo post folle che pretende di equiparare chi pur essendo maschio biologico, come i transgender, si percepisce donna e pretende di essere messo sullo stesso piano, anche dal punto di vista fisiologico. Di che parliamo? Della moda che spopola in questo momento e cioè di sbandierare il ciclo mestruale (peraltro spesso anche attraverso pubblicità di cattivissimo gusto) come se non fosse una prerogativa femminile, in quanto Madre Natura ha deciso coì, ma un diritto che va esteso anche a chi donna non è.
Insomma siamo alla follia, se in un post come quello della pagina Facebook di Freeda, che è un concentrato di baggianate arcobaleno, arriviamo a leggere deliri di questo tipo:
“Quando parliamo di mestruazioni è importante ricordarci di includere non soltanto le donne cisgender, ma anche gli uomini transgender, le persone non binarie e intersessuali, che possono vivere il proprio corpo e la propria espressione di genere in maniera diversa. È necessario, quindi, validare ogni tipo di esperienza, senza che nessuno si senta escluso o che gli si manchi di rispetto, abbattendo gli stereotipi e i pregiudizi ancora diffusi nella nostra società”. Un discorso folle che trova nella concezione della fluidità di genere il suo fondamento.
Perché se si arriva a disconoscere la binarietà biologica legata al maschile e al femminile, il resto viene da sé: qualunque dato oggettivo, legato a questa differenza, alla base della vita stessa, verrà negato come peculiare dell’uno o dell’altro sesso, all’interno di una prospettiva che fa dell’indifferentismo sessuale il suo dogma.
Peraltro, basta leggere parole come quelle riportate nel post di Freeda e soprattutto i commenti degli internauti (in prevalenza donne) che sottolineano l’irragionevolezza di quelle parole, non in base a semplici idee ma in base alla pura e semplice esperienza, per rendersi conto di come, perdendo di vista la realtà, si sia perso di vista anche il lume della ragione e si finisca per passare da libertari a ridicoli