Tommaso Scandroglio, su Corrispondenza Romana, spiega molto chiaramente le bugie e le omissioni che l’EMA (Agenzia Europea del Farmaco) vorrebbe far passare nel raccomandare la diffusione della cosiddetta ” contraccezione d’emergenza”, in particolare della “pillola dei 5 giorni dopo”. Riproponiamo ai lettori buona parte delle considerazioni di Scandroglio, con l’aggiunta di una profonda tristezza: i medicinali, le sostanze chimiche, gli ormoni, hanno sempre effetti collaterali indesiderati. In questo caso si vuole fornire alle donne (e soprattutto alle ragazzine) la disponibilità di sostanze pericolose senza neanche dover consultare un medico: costoro hanno a cuore la salute delle donne?
“L’EMA raccomanda la disponibilità del contraccettivo di emergenza EllaOne senza ricetta medica. Questo è il titolo di un comunicato stampa dell’Agenzia Europea del Farmaco, l’ente afferente all’Unione Europea che è chiamato ad esprimere una valutazione scientifica su quei farmaci in uso tra i paesi europei.
Il comunicato fa quindi sapere agli stati membri che la pillola EllaOne – il cui effetto è principalmente abortivo – dovrebbe essere venduta senza obbligo di ricetta medica, cioè senza che un medico possa e debba dire la sua. La EllaOne è conosciuta anche come pillola dei cinque giorni dopo. Quel “dopo” sta a significare questo nella pubblicistica popolare che ha accompagnato la diffusione di tale preparato chimico: tu donna puoi prendere la pillola fino a cinque giorni dopo che hai avuto un rapporto e stare tranquilla. Non rimarrai incinta. Cinque giorni non è un periodo di efficacia inventato a tavolino. Infatti gli spermatozoi possono sopravvivere nel corpo della donna fino a cinque giorni e quindi, potenzialmente, in questo lasso di tempo possono fecondare l’ovocita se la donna è in periodo fertile.
Il documento dell’EMA è ricco di interessanti strafalcioni.
Il primo e il più eclatante: la EllaOne sarebbe solo un contraccettivo. La EllaOne ritarda l’ovulazione, e quindi esplica un effetto contraccettivo, se presa nei primi giorni fertili che però sono quelli dove già si hanno bassissime possibilità di rimanere incinta. Più ci si avvicina al giorno dell’ovulazione meno probabilità si hanno invece che ritardi la stessa.
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Ma – ed è questo l’aspetto più drammatico – la EllaOne modifica l’endometrio, la parte dell’utero dove si dovrà annidare il concepito, rendendolo inospitale all’embrione. Risultato: la EllaOne non impedendo l’ovulazione può permettere il concepimento, l’embrione così formato non riuscirà ad impiantarsi nell’utero e dunque morirà.
Ergo la EllaOne è soprattutto un preparato con effetti abortivi. Detto tutto questo ecco cosa afferma invece l’EMA: «la EllaOne è un contraccettivo di emergenza (…) Agisce impedendo o ritardando l’ovulazione». Ma proseguiamo. L’EMA è ben consapevole che la pillola del giorno dopo può uccidere l’embrione perché agisce sulla produzione del progesterone, ormone che gioca un ruolo fondamentale nel rendere ospitale la parete uterina all’accoglimento dell’embrione stesso. L’EMA sa tutto questo e allora come uscirne? Basta chiamare l’embrione «ovocita fecondato»: «L’ormone sessuale progesterone gioca un ruolo nel tempismo dell’ovulazione e nel preparare l’interno dell’utero a ricevere l’ovocita fecondato».
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L’EMA inoltre disegna questo sillogismo che in realtà è un sofisma: dato che non c’è prescrizione medica in molti paesi UE per la pillola del giorno dopo, allora è bene che non ci sia nemmeno per quella dei cinque giorni dopo. Una conclusione indebita dal momento che il principio attivo dei due preparati sono diversi (levonorgestrel per la pillola del giorno dopo e ulipistral per la pillola dei cinque giorni dopo). O forse la conclusione, scritta però in filigrana, è amaramente logica: dato che anche la pillola del giorno dopo può avere effetti abortivi come la EllaOne allora perché sottoporre ad obbligo di ricetta quest’ultima dal momento che anche la pillola del giorno dopo è venduta liberamente?
L’EMA spinge affinchè la Commissione europea arrivi ad una “decisione giuridicamente vincolante” per tutti gli stati membri, ben consapevole però che in tale materia l’ultima parola spetta agli stati stessi.
Ma al di là degli aspetti legali quello che più sconcerta è la volontà di rendere l’aborto ancora più accessibile, regalarlo alle adolescenti in forma di pillole come se fossero caramelle e dunque banalizzarlo sempre più rendendolo inoltre un gesto privatissimo e dunque poco controllabile.
Oltre a ciò si vuole togliere quel minimo elemento di deterrenza presente nell’aborto chirurgico che consiste nella consapevolezza della donna di star per compiere un aborto. Poche donne infatti sanno che EllaOne può uccidere il loro bambino.”
Tommaso Scandroglio