I Paesi che maggiormente spingono per la contraccezione sono anche quelli che riportano i tassi più elevati di gravidanze indesiderate e aborti. Questo è dovuto alla fallacia più o meno elevata insita nei contraccettivi, unitamente al falso senso di sicurezza indotto dall’uso degli stessi che spinge le persone verso condotte sessuali più “libertine”. Poiché la contraccezione si fonda su una cultura radicalmente ostile ai bambini, quando fallisce non può che condurre all’aborto quale mero strumento aggiuntivo di controllo delle nascite.
I prolife sono spesso accusati di ipocrisia quando affermano di essere contrari sia all’aborto sia alla contraccezione. Si obietta loro che i contraccettivi prevengono le gravidanze indesiderate e poiché l’aborto viene usato per eliminare le gravidanze indesiderate logica vuole che la promozione degli stessi ridurrà il numero degli aborti. Secondo questo ragionamento se sei contrario all’aborto devi per forza essere favorevole alla contraccezione. I prolife replicano che in realtà, come dimostrano gli studi, lì dove i contraccettivi sono largamente utilizzati i tassi di aborto aumentano. I promotori della “salute riproduttiva” rilanciano che ciò è vero solo all’inizio perché una volta che l’uso dei contraccettivi raggiungerà la massima copertura nella popolazione poi gli aborti diminuiranno. Ma è davvero così?
La situazione in Inghilterra
L’Inghilterra è considerata un punto di riferimento per lo studio sulle politiche legate all’uso degli anticoncezionali perché ha uno dei programmi sulla contraccezione più martellanti al mondo e il Servizio sanitario nazionale (Nhs) fornisce da tempo gratuitamente ogni tipo di contraccettivo. Con l’obiettivo di dimezzare le gravidanze tra le adolescenti il governo ha avviato dal 1999 il programma Teenage Pregnancy Strategy stanziando 300 milioni di sterline per promuovere un’educazione sessuale completa; la pillola “del giorno dopo” si può acquistare senza ricetta (solo nel 2008 ne sono state vendute 1.428.000 confezioni) e dal 2011 anche le tredicenni la possono ottenere gratis in farmacia senza il consenso dei genitori. Intanto campagne mediatiche bombardano da tempo i giovani con consigli su come procurarsi i contraccettivi migliori e su come averli gratis. Con quali risultati? I dati del ministero della Sanità mostrano un tasso di abortività altissimo tra le adolescenti e un forte aumento della ripetitività abortiva: nel 2010 nel Regno Unito sono state 38.269 le adolescenti ad aver abortito e, di queste, ben 5.300 erano al loro secondo aborto, 485 al terzo aborto, 57 al quarto, 14 al quinto, quattro al sesto e almeno tre giovani al settimo. Nel 2012, il Daily Mail ha scritto che i contribuenti britannici stavano finanziando aborti ripetuti per una cifra pari a un milione di sterline a settimana.
I dati del 2018 in Gran Bretagna indicano complessivamente 84.258 aborti ripetuti (di cui 3.332 su adolescenti) che corrispondono a un aumento del 7% rispetto al 2017 e dell’11% rispetto al 2016. In particolare: 4.389 donne (tra cui 23 adolescenti) erano al loro quarto aborto, 1.298 donne (tra cui cinque adolescenti) erano al quinto aborto, 403 donne (tra cui cinque adolescenti) erano al sesto aborto, 172 donne erano al settimo aborto (in aumento del 26% rispetto al 2016).
Dai dati del British Pregnancy Advisory Service (Bpas), uno dei maggiori fornitori di aborti del Regno Unito, emerge che il 51,2% delle pazienti che ha abortito stava usando almeno una forma di contraccezione nel mese in cui ha concepito, e una su quattro che hanno chiesto l’aborto stava utilizzando uno dei metodi contraccettivi più efficaci (di tipo ormonale o la spirale) nel momento in cui è rimata incinta.
Secondo l’Economist, sono circa un quinto le gravidanze che in Inghilterra terminano con un aborto e un terzo delle donne che abortisce ha già abortito almeno una volta in precedenza.
Quindi nonostante l’offerta insistente e gratuita di contraccettivi nella popolazione, in Inghilterra continuano lo stesso a verificarsi un 20% di gravidanze indesiderate che esitano in aborto.
L’ex direttrice del Bpas, Ann Furendi, ha chiaramente ammesso che la contraccezione non elimina l’aborto e che, anzi, questo rappresenta lo strumento ulteriore di controllo delle nascite quando la prima fa cilecca: «I nostri dati dimostrano che la contraccezione da sola non basta per controllare la propria fertilità, anche quando vengono usati i metodi più efficaci. La pianificazione familiare include contraccezione e aborto. L’aborto è lo strumento di controllo delle nascite di cui le donne hanno bisogno quando il loro contraccettivo abituale fallisce».
I dati Usa
Il fatto che l’accesso alla contraccezione non riduca il tasso di abortività è confermato da uno studio del 2018 del Guttmacher Institute dal quale emerge che più della metà delle donne americane che ha abortito stava usando un metodo contraccettivo nel mese in cui è rimasta incinta. Il tasso di queste donne era pari al 54% nel 2000 e al 51% nel 2014. Mentre il tasso delle donne che hanno abortito e non avevano mai usato alcun metodo anticoncezionale era solo dell’8-10%.
Analogamente, l’agenzia Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) riferisce costantemente che più della metà delle pazienti che abortiscono facevano «correntemente uso» di misure contraccettive nel mese in cui sono rimaste incinte e osserva che gli aborti derivano solitamente da gravidanze indesiderate «che spesso si verificano nonostante l’uso di contraccettivi».
Significativo è quanto si è verificato a Washington dopo che nel 2001 ha avviato il programma pilota Take Charge volto a fornire contraccettivi gratuiti alle donne a basso reddito non coperte dal Medicaid. Il programma è stato finanziato per cinque anni, prorogato per altri tre anni e nuovamente rinnovato nel 2009. Ebbene, il rapporto annuale del 2007 di Planned Parenthood di Western Washington mostrava un aumento degli aborti del 16% passati da 7.790 nel 2006 a 9.059 nel 2007.
Gli esempi di Scozia, Spagna, Svezia e Francia
Oltre all’Inghilterra, in Europa vi sono altri Paesi che promuovono con forza e insistenza l’uso dei contraccettivi.
In Scozia, per esempio, nonostante le spinte all’uso della contraccezione sia ordinaria sia di “emergenza” (pillola “del giorno dopo”) non solo gli aborti non diminuiscono, ma aumentano anche le recidive. Per esempio - secondo l’Nhs - il 26,3% delle donne che aveva abortito nel 2008 aveva avuto almeno un aborto in precedenza. Gli aborti in Scozia mostrano un trend in costante crescita: 12.603 nel 2005, 13.081 nel 2006, 13.703 nel 2007, 13.815 nel 2020 fino al picco del 2022 con 16.584 aborti.
Lo stesso avviene in Spagna. Uno studio del 2011 pubblicato sulla rivista Contraception ha preso in esame campioni rappresentativi di donne spagnole in età fertile (15-49 anni), nel periodo di dieci anni 1997-2007, e le ha interpellate ogni due anni per valutare l’uso di contraccettivi e se fossero rimaste incinte e avessero abortito. Nei dieci anni considerati è emerso che l’uso complessivo di metodi anticoncezionali era aumentato dal 49,1% al 79,9%. Nonostante ciò il tasso di abortività non solo non era diminuito, ma era raddoppiato passando da 5,52 a 11,49 per 1.000 donne.
La Svezia è un altro Paese notoriamente all’avanguardia in termini di promozione della “salute riproduttiva”. Qui l’educazione sessuale nelle scuole è obbligatoria dal 1955 e dal 2001 la pillola “del giorno dopo” è diventata un farmaco da banco che le giovani possono acquistare senza ricetta. Da allora le sue vendite sono raddoppiate a livello nazionale e addirittura triplicate nella capitale Stoccolma. Risultati? I funzionari governativi hanno reso noto che gli aborti in Svezia sono aumentati del 17%, passando dai 30.980 del 2000 ai 37.205 del 2007. A Stoccolma solo nel 2007 sono stati praticati 10.259 aborti che equivalgono a un aumento del 6,9% rispetto solo al 2006. Il tasso di abortività tra le giovani supera abbondantemente il 20 per 1.000.
Idem in Francia. In questo Paese quasi il 97% delle donne sessualmente attive che non desidera una gravidanza usa i metodi contraccettivi considerati più sicuri come la spirale e la pillola ormonale e solo un 3% circa non usa alcun metodo contraccettivo. La pillola “del giorno dopo” si può acquistare senza ricetta e le ragazzine la ricevono gratuitamente (nel 2010 ne sono state vendute 1.100.000 confezioni, 1.200.000 nel 2012). L’educazione sessuale è entrata nelle scuole dal 1973 e dal 2001 è diventata obbligatoria a partire dalle scuole elementari, con programmi differenziati a seconda dell’età degli studenti. Nonostante ciò dal 1975 non diminuisce mai la cifra media di 220.000 aborti l’anno, con un picco raggiunto nel 2022 pari 234.000 aborti: la cifra più alta mai registrata da trent’anni.
Gli ultimi dati disponibili, relativi ai tassi di abortività delle donne in età fertile (15-44 anni), collocano i Paesi europei più solerti sulla contraccezione ai livelli più elevati. In Francia i dati del ministero della Salute riportano per il 2022 tassi di abortività altissimi: 16,2 per 1.000 tra le giovani di 18-19 anni; 26,9 tra quelle di 20-24 anni; 28,6 tra le donne di 25-29 anni e 17,8 tra le donne di 35-39 anni. Negli altri Paesi sopra citati i dati più recenti riportano i seguenti tassi di abortività: 18,6 per 1.000 in Inghilterra (dato 2021); 17,8 in Svezia (2021); 13,4 in Scozia (2021) e 10,3 in Spagna (2020). Questi numeri decretano chiaramente il fallimento del paradigma “più contraccezione = meno aborti”, si pensi per esempio, a titolo di confronto, che il tasso di abortività in Italia nel 2021 è stato di 5,7 per 1.000.
Il fallimento, come visto, non riguarda solo la contraccezione ordinaria, ma anche la cosiddetta “contraccezione” di emergenza. Significativa al riguardo è una revisione sistematica del 2007 (Raymond et al.), condotta dall’organizzazione pro aborto American College of Obstetricians and Gynecologists, su 23 studi pubblicati tra il 1998 e il 2006 che avevano confrontato l’effetto dell’accesso alla “contraccezione” d’emergenza sui tassi di gravidanza. Lo studio ha concluso che «un maggiore accesso alle pillole per la “contraccezione” d’emergenza ne aumenta l’uso, ma non riduce i tassi di gravidanze indesiderate e di abortività».
Indice Pearl e risk compensation
In generale i programmi volti a promuovere l’uso dei contraccettivi hanno un bilancio molto negativo per quanto riguarda la riduzione delle gravidanze indesiderate e dei tassi di aborto, principalmente per due motivi. Il primo motivo attiene al fatto che non esiste un metodo contraccettivo in grado di impedire al cento per cento il concepimento e tutti presentano percentuali più o meno elevate di fallimento. Per esempio uno dei metodi considerati più sicuri come la pillola estro-progestinica ha un indice Pearl (percentuale di “fallacia”) dello 0,3% nell’uso perfetto, ma basta che la donna salti qualche giorno di assunzione - fatto tutt’altro che raro in caso di uso ordinario - per far salire l’indice Pearl all’8,7%. Nei metodi di barriera (preservativo, diaframma, cappuccio cervicale) i tassi di fallimento arrivano fino al 27%.
Il secondo motivo attiene al fenomeno chiamato risk compensation (compensazione del rischio): l’uso di ausili che riducono i rischi (reali e percepiti) inducono le persone ad assumere condotte più rischiose. È stato per esempio dimostrato che guidare l’auto con le cinture di sicurezza porta a una guida più spericolata, così come fumare sigarette light o bere alcolici a bassa gradazione porta a fumare e bere di più.
Lo stesso avviene con l’uso dei contraccettivi: il fatto di sentirsi al riparo da gravidanze indesiderate porta le persone a incrementare rapporti sessuali e promiscuità, moltiplicando così il rischio di un singolo rapporto sessuale tante volte quanti saranno i rapporti. Giocare alla roulette russa una volta presenta un minimo rischio, ma giocarci 100 volte è molto più rischioso perché ci espone tante volte allo stesso minimo rischio. Questo fenomeno, unito alla fallibilità insita nei metodi contraccettivi, non riduce ma incrementa le gravidanze indesiderate e gli aborti.
Due facce della stessa medaglia
Contraccezione e aborto sono quindi due facce della stessa medaglia, come osserva acutamente Ramona Treviño, ex manager in una clinica Planned Parenthood (Pp) del Texas.
«La contraccezione - spiega Treviño - crea mercato per l’aborto incentivando la promiscuità e fornendo a uomini e donne un falso senso di sicurezza contro una gravidanza indesiderata. Più le persone sono promiscue (soprattutto i giovani), più è probabile che incorrano in una gravidanza. Più le persone usano la contraccezione e adottano una mentalità contraccettiva, più alte sono le probabilità che ricorrano all’aborto. Perché se si usano i metodi anticoncezionali un figlio non rientra nei “piani”. Così l’aborto diventa la soluzione di riserva contro il fallimento, l’uso scorretto o la mancanza di auto-controllo insiti nella contraccezione».
Promuovere sesso per ottenere aborti (e profitti)
L’ex manager accusa quindi Pp di occuparsi non di prevenzione, perché «prevenire gravidanze non pianificate non genera profitti», così come «promuovere astinenza, auto-controllo e matrimonio monogamico non garantisce il business». È di promozione del sesso che si occupa Pp - afferma Treviño - «la promozione del sesso è il sistema con cui Pp mantiene alte le sue quote di aborti» e di profitti.
Treviño aggiunge che il colosso degli aborti “vende” sesso ai giovani abbattendo le loro naturali inibizioni e insegnando loro che si tratta di un’innocua “attività ricreativa”, che fare sesso va bene a patto che si usi una “protezione”, quando in realtà sa benissimo che quella “protezione” fallirà.
Immoralità sessuale e disprezzo per la vita
«Solo le donne incinte abortiscono - afferma Treviño. La gravidanza è il risultato dei rapporti sessuali. Per diffondere la mentalità abortista deve essere prima accettata e normalizzata l’immoralità sessuale». Infatti - continua - dopo la liberalizzazione della contraccezione il numero degli aborti è salito alle stelle. E questo è avvenuto per due ragioni, la prima è che «la legge detta la morale» e la seconda è che «la contraccezione ha contribuito a rendere la morale sessuale superata».
«Per coltivare una cultura di morte occorre prima creare disprezzo per la vita. Questo è esattamente ciò che fa la contraccezione. L’idea e lo scopo della contraccezione è quello di impedire la vita. Crea una cultura che dice: “Niente bambini, per favore!”. Una cultura radicalmente inospitale nei confronti dei bambini è inevitabilmente una cultura che accetta, come minimo, l’aborto come un male necessario», conclude l’ex manager.
articolo di Lorenza Perfori, già pubblicato sulla Rivista Notizie Pro Vita & Famiglia n. 129 di maggio 2024