22/07/2014

Contraccezione – Educare alla vita “cominciando dalle sue stesse radici”

Ci sono state rivoluzioni che hanno fatto rumore con  bombe e spargimento di sangue, ma ci sono rivoluzioni che si svolgono nel silenzio e che sono altrettanto mortifere. In questi ultimi anni è in atto una rivoluzione che, silenziosamente, dopo aver scavato gallerie pseudo – culturali, è affiorata allo scoperto  con tutta la sua virulenza e passo dopo passo non ha conquistato un popolo né un pezzo di terra, ma sta apportando un cambiamento culturale nella concezione della vita, dell’essere umano e delle sue proprie caratteristiche con gravissime conseguenze.

Una tappa molto importante di questa rivoluzione, che chiamiamo antropologica,  è stata l’introduzione negli anni ’50 della pillola estro-progestinica come anticoncezionale e il suo utilizzo su larga scala.  Venne accolta con tanto entusiasmo, la pillola di Pinkus, dal nome del suo scopritore,   ed era l’applicazione pratica delle idee del  movimento femminista che invocava la liberazione della donna dalla maternità. Anche se nascevano studi sulla fertilità della coppia e la messa a punto di metodi naturali che permettevano alla coppia di regolare le nascite, tali studi venivano ignorati a fronte della facile scelta farmacologica.

L’introduzione della contraccezione ha dato un forte impulso alla rivoluzione antropologica provocando il cambio culturale. La vita umana non venne più intesa “come un dono di Dio, ma un materiale che si gestisce”… “ con la pillola si dispone di una vita sessuale normale senza procreazione”, affermava  Pierre Simon, ginecologo e gran maestro della Gran Loggia di Francia per due mandati, che  impegnò tutte le sue forze per introdurre la contraccezione a partire dalla Francia e per diffonderne la mentalità.

Si apprende dal Figaro Magazine che “i pionieri della pianificazione familiare moltiplicano le tournèe in provincia portando da Londra, come contrabbandieri, valige colme di diaframmi …”.

Fu una grande crociata, con fautori accaniti, ad apportare “una vera mutazione dei costumi e dei fondamenti della società”; e tutto ciò attraverso  “il parto detto indolore, la contraccezione , l’aborto, le nuove vie della ricerca” . Queste innovazioni finirono “per cambiare sia gli esseri che la natura dei loro rapporti, sconvolgimento dei valori, delle culture, delle società intere” (cfr P. Simon).

Veniva, quindi ,  scisso il legame che univa l’amore alla procreazione, operazione tutt’altro che innocua.

La fertilità, pian piano, diventava un disvalore da abbattere e la vita umana un problema da gestire e programmare, contrappeso alla propria personale realizzazione.

Una nuova mentalità, un nuovo paradigma, un nuovo codice etico; l’uso della contraccezione fu una delle tappe che hanno fatto naufragare la società verso una nuova concezione della vita, non più accolta come dono e una nuova definizione della sessualità non più intesa come relazione amorosa e donazione reciproca.

Ma  l’uomo può ancora ritornare sui suoi passi per riconquistare una visione antropologica autenticamente umana e integrale e fondata sull’accoglienza della vita come dono ricevuto?

A questo punto è utile ricordare quanto affermava Giovanni Paolo II, nel 1995, nella sua Enciclica Evangelium Vitae al n.97:  “è necessario  educare al valore della vita cominciando dalle sue stesse radici.

E’ un’illusione pensare di poter costruire una vera cultura della vita umana, se non si aiutano i giovani a cogliere e a vivere la sessualità, l’amore e l’intera esistenza secondo il loro vero significato e nella loro intima correlazione.

 La sessualità, ricchezza di tutta la persona, manifesta il suo intimo significato nel portare la persona al dono di sé nell’amore.

La banalizzazione della sessualità è tra i principali fattori che stanno all’origine del disprezzo della vita nascente: solo un amore vero sa custodire la vita”.

La legge morale li (i coniugi) obbliga in ogni caso a governare le tendenze dell’istinto e delle passioni e a rispettare le leggi biologiche iscritte nella loro persona. Proprio tale rispetto rende legittimo, a servizio della responsabilità nel procreare, il ricorso ai metodi naturali di regolazione della fertilità: essi vengono sempre meglio precisati dal punto di vista scientifico e offrono possibilità concrete per scelte in armonia con i valori morali. Una onesta considerazione dei risultati raggiunti dovrebbe far cadere pregiudizi ancora troppo diffusi e convincere i coniugi nonché gli operatori sanitari e sociali circa l’importanza di un’adeguata formazione al riguardo.

La Chiesa è riconoscente verso coloro che con sacrificio personale e dedizione spesso misconosciuta si impegnano nella ricerca e nella diffusione di tali metodi, promuovendo al tempo stesso un’educazione ai valori morali che il loro uso suppone”.

L’amato Pontefice aveva tracciato, in questa Enciclica, purtroppo così disattesa,  il cammino della difesa della vita umana a partire dalle sue stesse origini.

Noi cattolici, che spesso ci siamo lasciati investire dalla mentalità comoda e falsamente progressista della contraccezione contrabbandata come innocua, dobbiamo ripartire dalla formazione della coscienza, che come affermava il Papa “è strettamente connessa con l’opera educativa che aiuta l’uomo ad essere sempre più uomo e lo introduce sempre più profondamente nella verità, lo indirizza verso un crescendo rispetto della vita, lo forma alle giuste relazioni tra le persone.”

Dunque è necessario risalire la china,  uscire  dalla ipocrita sonnolenza che ci sta conducendo silenziosamente verso una civiltà sempre più lontana dalla visione umana rispettosa della vita e delle leggi naturali inscritte nel proprio corpo.

Maria Carmela di Martino

 

“Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta” (1 Gv 1,4) ” il Vangelo della vita è per la città degli uomini.” EV 101.

  1. cfr. Pierre Simon De la vie avant toute chose, Mazarine, Parigi, 1979.
  2. Figaro Magazine, 24 – 11-1979
  3. Evangelium Vitae, Giovanni Paolo II , 1995

 

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