08/09/2013

Discriminata è la famiglia “etero”

Mia moglie e io nel 1980 formammo una famiglia, società naturale fondata sul matrimonio, così riconosciuta dalla Costituzione. Desideravamo dei figli, venendo così incontro alla necessità della società, che ha bisogno di figli per sussistere. I figli nacquero attraverso rapporti sessuali matrimoniali. Niente d’anormale, eppure la lobby gay ci ribattezzò “eterosessuali”. La distinzione da fare è tra rapporti sessuali e omosessuali: questi ultimi sono scelte personali (una persona può avere tendenze omosessuali e non avere rapporti), sono infecondi e privi di rilevanza sociale. Ma la neolingua gay parlò di rapporti “eterosessuali e omosessuali”, come se fossero opzioni sullo stesso piano, mentre non lo sono.

Poi si cominciò a sostituire la parola “omosessuale” con la parola “gay”, ma omosessuale e gay non sono sinonimi. Gli omosessuali non gay sono la maggioranza: riservati, non amano il chiasso, non vanno in tv e non sfilano in piazza, non rivendicano diritti particolari. Ognuno di noi ne conosce qualcuno. Nelle nostre menti però tutti gli omosessuali si sono trasformati in militanti gay, e questo falsa il dibattito. Poi la lobby gay inventò il “genere”. Solo una parola da usare al posto di “sesso”? No, un’invenzione ideologica che sostituisce i due sessi, reali e constatabili alla nascita di ognuno, con 5 o 7 opzioni di “genere”, di carattere culturale. Ma i sessi sono due: il resto sono opzioni personali, irrilevanti per la società.

Poi la lobby gay inventò l’omofobia. Ha un “suono” simile a una malattia, ma è una malattia inesistente. Conoscete casi di persone rifiutate sul lavoro perché omosessuali? Conosco invece casi di ragazze rifiutate perché spose “a rischio” di maternità. Persone omosessuali sono in Parlamento, ai vertici di regioni, nel mondo dell’arte, del teatro, dei media, della letteratura, della moda, nelle università e nelle scuole, hanno disponibilità di reddito superiore alla media, hanno organizzazioni nazionali: la discriminazione non esiste, anzi qualche illustre personaggio afferma che l’essere gay l’ha aiutato nella carriera. La finta malattia detta “omofobia” serve solo a zittire quanti contestano l’ideologia gay (si dà dell’omofobo un po’ come un tempo si dava del fascista). Non esiste discriminazione basata “sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, mentre c’è una chiara discriminazione per la famiglia “costituzionale”.

“Ma ci sono le aggressioni ai gay!”, dirà qualcuno. A parte la fumosità delle statistiche che le riguardano, le aggressioni ai gay vanno perseguite e punite come ogni altra aggressione. Col passaggio di questa legge, accadrà che un’aggressione a me o a voi verrà punita con meno rigore rispetto a quella a un gay. Prima o poi bisognerà usare la parola “omocrazia”. In un’Italia in cui si può satireggiare chiunque fino all’insulto, con l’approvazione di questa legge un militante gay non potrà essere contraddetto, nascerà così una nuova “casta” intoccabile.

di Giovanni Lazzaretti

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