Sui media inglesi sta rimbalzando in queste ore la notizia della condanna di una coppia lesbica: Rachel Trelfa (31 anni) e sua “moglie” Nyomi Fee (29).
Sono state riconosciute colpevoli di sevizie e omicidio nei confronti di un bambino di due anni, Liam, figlio di Rachel.
Sono state condannate altresì per abusi e maltrattamenti di altri due minori e per aver tentato di addossare la colpa della morte di Liam a uno di questi, di 7 anni, avendolo costretto a mettere le mani sulla bocca del morticino per creare una falsa pista per la polizia scientifica.
Il bambino, infatti, in un primo momento aveva “confessato” d’aver ucciso il piccolo, strangolandolo. Invece Liam Fee, che è stato trovato morto nella sua casa vicino a Glenrothes, a Fife, in Scozia, nel marzo 2014, aveva subito traumi con un corpo contundente tali da spezzargli il cuore.
E sono state proprio le “confessioni” di questi due bambini che si sono trasformate nelle testimonianze che hanno definitivamente inchiodato le due donne alle loro responsabilità.
Pare che il piccolo Liam subisse abusi fin dalla nascita, nel 2012. Le puericultrici del nido frequentato dal bambino hanno testimoniato che in tanti anni di servizio non avevano mai visto il terrore negli occhi di un bambino quando la madre l’andava a prendere. Spesso erano intervenuti gli assistenti sociali, ma avevano sempre trovato plausibili le spiegazioni date dalle “due mamme” per i lividi e agli altri “incidenti” che venivano riscontrati.
Non ci regge il cuore per descrivere le torture e le violenze che i bambini subivano in quella casa: abbiamo letto di gabbie, di ratti e serpenti, di ossa rotte, di docce gelate e escrementi fatti mangiare a forza...
Chi avesse lo stomaco sufficientemente forte può cliccare su Dailymail.co.uk, oppure può googlare il nome di Liam e trovare i dettagli su altre testate giornalistiche.
A proposito di Google: dall’esame del pc delle donne, è risultato che dopo la morte di Liam esse, prima di chiamare la polizia, abbiano chiesto al motore di ricerca: “Due donne sposate tra di loro possono essere incarcerate nella stessa cella?”
Redazione
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