La presenza dell'ideologia gender nelle scuole italiane, purtroppo, non è una novità. Ormai da tempo, infatti, l’Agenda Lgbtqia+ entra nelle aule di nostri figli e nipoti con progetti, iniziative, lezioni arcobaleno e con la pericolosa e illegale Carriera Alias. Oltre il danno, però, arriva la beffa: a favorire la confusione dei nostri giovani nelle scuole è lo stesso Ministero dell’Istruzione di un Governo di centrodestra che, almeno a parole, si dice “anti-gender”. Di cosa stiamo parlando? Del fatto che gli Uffici Scolastici Regionali di Lombardia ed Emilia Romagna, organi periferici del Ministero dell’Istruzione e quindi del Governo, abbiano invitato docenti e studenti a partecipare a eventi di aperta promozione dell’ideologia Gender.
Corsi ideologici per i docenti
Nel dettaglio, l’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna ha invitato i docenti a partecipare a un “corso di formazione” totalmente imbevuto di ideologia Gender, dal titolo “Traiettorie educative sui temi delle differenze di identità di genere, orientamento sessuale e abilità: io sono risorsa o sono barriera?”. Oltre al palese riferimento all’identità di genere, ci chiediamo cosa si intende per “barriera” riferito ai docenti. Significa forse che sono una barriera, dunque un ostacolo, quelli che non accettano di usare il loro ruolo educativo per indottrinare i ragazzi e le ragazze con idee antiscientifiche e dannose? Quelli che non si piegano ai diktat arcobaleno e non accettano di chiamare i loro studenti con termini e pronomi diversi dal loro sesso biologico? Sarebbe di una gravità inaudita se questo corso promuovesse un approccio di colpevolizzazione politica degli insegnanti non omologati.
Corso che presenta anche un altro modulo con dettagli ancor più inquietanti, ovvero: “Accompagnare percorsi di costruzione identitaria in contesti educativi: quando siamo disabilitanti?”. Il ruolo degli insegnanti sarebbe, quindi, quello di “accompagnare” i presunti “percorsi di costruzione identitaria” degli studenti. Quali siano questi percorsi, d’altro canto, è chiarito dall’intervento immediatamente successivo previsto dal corso: “Adozione della Carriera Alias”. Dubbi non ce ne sono, perché l’obiettivo del corso di formazione è più chiaro che mai: chi non si adegua all’ideologia Gender e alla folle e illegittima Carriera Alias sarebbe un docente addirittura “disabilitante”.
In Lombardia coinvolti anche gli studenti
In Lombardia, invece, l’Ufficio Scolastico Regionale ha invitato i docenti e addirittura gli studenti a partecipare a un convegno medico su vari temi, tra cui “le identità non binarie”: un concetto antiscientifico per il quale non viene riconosciuta la dualità maschile e femminile della sessualità. Nel corso dell’evento - promosso dal pediatra Luca Bernardo, attuale Consigliere comunale di Forza Italia a Milano e candidato Sindaco della coalizione di centrodestra alle ultime elezioni contro Beppe Sala – troviamo una relazione specifica su “Incongruenza di genere: il lavoro clinico in età evolutiva nell’istituto ospedaliera” e un intervento dal titolo “Basta che tu sia felice: genitori e minori che richiedono la transizione di genere”.
Sono peraltro previsti i saluti istituzionali di Paola Frassinetti, Sottosegretario di Stato all’Istruzione di Fratelli d’Italia, e Alessandra Locatelli, ministro per le Disabilità in quota Lega. Lasciando ovviamente a entrambe il beneficio del dubbio, può capitare di non conoscere tutti i dettagli degli eventi a cui si partecipa, ci augureremmo che la presenza fosse disdetta ora che, invece, i particolari sono noti.
Il ruolo del Governo
Non si è mai pretesa dal Governo una soluzione immediata e definitiva al problema dell’ideologia Gender nelle scuole. È una sfida difficile contro organizzazioni ideologiche sostenute da potenti mezzi economici, politici e mediatici, ma non possiamo accettare che l’Esecutivo rimanga inerme e, anzi, si faccia complice della promozione di tali ideologie. Dopo poco più di due anni dal suo insediamento, infatti, la maggioranza non ha accennato il più timido intervento a tutela della Libertà educativa dei genitori.
La promozione dell’ideologia gender addirittura da parte degli uffici locali del Governo rende la situazione inaccettabile, come dimostrano le oltre 100.000 firme alla petizione nazionale di Pro Vita & Famiglia contro il Gender nelle scuole.