In merito alla tristemente nota vicenda di cronaca di questi giorni riguardante una donna che denuncia lo stato di abbandono in cui avrebbe affrontato l’aborto, ci permettiamo di riportare due riflessioni.
In quest’articolo l’On. Tarzia ci spiega la strumentalizzazione in atto di una vicenda dolorosa e triste, sulla quale bisogna fare chiarezza, ma che ci fa sospettare mezze verità taciute e qualche menzogna espressa.
Riportiamo poi una testimonianza di una anziana ed esperta volontaria del CAV Mangiagalli di Milano si pone al fianco della povera donna protagonista di questa vicenda (di 5 anni fa), e spiega dal suo punto di vista concreto di assistenza sul campo, quello che gli psicologi e gli psichiatri onesti dicono dal loro punto di vista: una madre che partorisce un figlio malato destinato a vivere poche ore, subisce un dolore e un trauma inenarrabile. Per quanto grande, però, il trauma, il disagio e il lutto che ne deriva prima o poi si elabora e si supera. Ed è NULLA rispetto allo stress post traumatico derivante da un eventuale aborto eugenetico. Una lacerazione profonda che lei e il marito si porteranno dietro tutta la vita.
Redazione