Di questi giorni diversi giornali hanno riportato una notizia apparsa sul Journal of Cryobiology sulla “crioconservazione” del cervello.
L’equipe di Robert McIntyre, della società 21st Century Medicine, è riuscito a congelare e a scongelare il cervello di un coniglio senza arrecargli alcun danno.
Dopo 5 anni di tentativi ha vinto un premio della Brain Preservation Foundation, perché sono riusciti ad evitare che l’acqua naturalmente contenuta nei tessuti ghiacciasse danneggiandoli, attraverso la vitrificazione, e usando sostanze crioprotettrici, come il glutaraldeide.
E’ stato certamente un passo avanti, ma le sostanze in questione sono velenose, quindi ancora di strada per trovare una soluzione praticabile è lunga.
Certamente queste notizie fanno fantasticare gli uomini di sempre e di ogni luogo. Il bagno nello Stige del piccolo Achille, l’elisir di lunga vita, il ritratto di Dorian Gray... da sempre la creatura, che la natura porta ad anelare all’infinito, è spinta a valicare il limite, a sconfiggere la morte.
Il problema è risolto, già da un paio di migliaia di anni, da coloro che credono che la morte sia solo un passaggio e che la Vita Vera, quella Eterna, comincerà dopo.
Per gli altri resta la speranza del surgelatore.
Poniamo che si riesca a venire a capo della questione: siamo certi che sia desiderabile una vita eterna, qui su questa terra? La consapevolezza della morte, finora, ci ha spinti a voler migliorare, a voler lasciare una traccia del nostro passaggio attraverso l’arte, la scienza, i figli... E’ forse la consapevolezza di dover morire che ci rende veramente umani.
Comunque, nel frattempo, e nelle more degli studi sul suddetto surgelatore, anche in Italia, a marzo, il Parlamento discuterà una legge per legalizzare l’eutanasia.
Redazione