L’incubo della Dad sembra destinato a tornare, in base alle nuove disposizioni del governo che prevedono la didattica a distanza in caso di 1, 2 o 3 ragazzi positivi in classe e in merito alle quali Pro Vita & Famiglia ha diffuso una petizione che richiede invece la Didattica a Distanza solo per gli alunni positivi o che presentino sintomi influenzali, mentre si chiede di garantire le lezioni in presenza per tutti gli altri, dietro un accurato monitoraggio. Ne abbiamo parlato con il sociologo Giovanni Restivo, già autore di un sondaggio sugli effetti fisici e psicologici di DAD e lockdown.
Cosa pensa delle disposizioni del governo, in merito alla Dad e in base alla sua esperienza professionale?
«Sicuramente bisogna essere cauti. Avere una buona dose di precauzione perché ci si trova di fronte ad un fenomeno che riguarda la salute dei giovani, in particolar modo. Io aggiungerei che abbiamo delle carenze strutturali e organizzative, perché si potrebbero adottare delle procedure per rendere più efficaci ed efficienti le strutture che si hanno. A mio parere si dovrebbe potenziare meglio anche il digitale che non è soltanto ad uso di studenti o di insegnanti, ma serve anche per tante altre cose, come nel caso delle difficoltà legate al mondo della disabilità. Io ho condotto uno studio a riguardo che presto sarà pubblicato».
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Come giudica la petizione?
«La considero molto interessante perché apre ad un uso della DAD più corretto, perché mette nelle condizioni, coloro che hanno problemi momentanei nel seguire il percorso di studi, di farlo, invece, in maniera continuativa. Inoltre credo che sarebbe utile fare un esperimento pilota di “democrazia orizzontale” nel chiedere anche ai ragazzi che cosa ne pensano della situazione che prospettate con la petizione. Quindi avere la risposta di coloro che sono gli attori potrebbe essere un’occasione importante anche per fare un buon uso del digitale. Inoltre io penso che sarebbe opportuno concentrarsi anche sull’uso dei tamponi, a spese dello stato, bisognerebbe dedicarsi ad un maggior monitoraggio, a mio parere, proprio per applicare ciò che voi chiedete nella petizione. Poi vorrei capire a proposito del recupero dell’aspetto della socialità, se si sta facendo qualcosa in più a scuola, in questo periodo, in tal senso».
Cioè?
«Ad esempio se le scuole hanno mantenuto il momento della ricreazione e se sì, come viene fatto. Il tempo ricreativo, infatti, è fondamentale, rientra nella propedeutica di una pedagogia che porta a valorizzare la socializzazione, non è un momento da togliere, magari da modificare ma non da eliminare».
Quindi in questo periodo nel pensare alla didattica in presenza, secondo Lei, si è poto poco l’accento sulla dimensione della socialità e della salute psichica?
«Esattamente. La questione che si pone è, non soltanto sopperire al momento che stiamo vivendo, continuando nella didattica, ma trovare l’alchimia più adatta per loro e con loro. C’è stata una grande sofferenza, ciò emerso dalla campionatura sia mia, sia di altri colleghi sociologi, sia in America che in Russia, è venuta fuori una messa in campo di problematiche legate alla concentrazione, al cattivo sonno, al dormire male, all’aver paura del futuro che stanno non solo sullo sfondo ma che costituiscono un problema reale, oggi».