A parte un periodo di tre settimane nel febbraio 2021, gli scolari e gli studenti in Giordania hanno studiato da casa nell’ultimo anno.
Quando la pandemia ha colpito un anno fa, il Ministero giordano dell'istruzione ha iniziato a facilitare gli strumenti di apprendimento a distanza in collaborazione con la Banca Mondiale, con la costruzione del portale unico 'Darsak', ora ampiamente utilizzato, che offre lezioni in linea con il curriculum giordano di arabo, inglese, matematica e scienze per le classi da 1 a 12 (elementari, medie e parte delle superiori).
Inoltre, due canali televisivi pubblici offrono lezioni live e il canale televisivo sportivo del paese è stato riproposto come emittente, in alcuni orari stabiliti, per gli studenti che si preparano al 'Tawjihi', l'esame di maturità. Una piattaforma per la formazione degli insegnanti e corsi per specializzarsi sugli strumenti di apprendimento a distanza, completano la strategia del Governo del Regno della Giordania in questo periodo di pandemia. Ma non le misure a sostegno della didattica e dell’istruzione non sono finite.
Sono in preparazione, infatti, delle aule intelligenti che permetteranno di insegnare con gli studenti sia presenti e online. La spinta digitale libererà così il potenziale tecnologico del Paese anche se una delle più grandi sfide è garantire un accesso equo all'infrastruttura internet in Giordania.
Un wifi costoso e un'infrastruttura digitale che non si estende necessariamente alle regioni rurali significa avere molti bambini esclusi dalla scuola. Inoltre, le reti mobili nei campi profughi spesso non sono abbastanza potenti per le lezioni dal vivo.
La Giordania ha una popolazione di 10,8 milioni di persone e, secondo il Dipartimento di statistica giordano, il 63% ha meno di 30 anni. Tuttavia la spinta digitale verso le tecnologie educative in Giordania potrebbe aprire la strada ad un sistema educativo più resistente e orientato al futuro, nel quale non sia la ‘Dad’ ma l’homeschooling a caratterizzare (anche grazie al potenziamento tecnologico) la prospettiva futura di intere generazioni di giovani del Paese. Una grande notizia, ovviamente non solo per i cittadini del regno di Giordania ma anche per i milioni di profughi che il Paese accoglie dallo scoppio della guerra in Siria.