Nel giro di pochissimi giorni due stati messicani, Baja California e Sinaloa, hanno approvato leggi che legalizzano il matrimonio gay. Martedì 15 giugno, il Congresso dello stato di Sinaloa ha approvato il matrimonio omosessuale modificando gli articoli 40 e 165 del Codice di Famiglia, una decisione considerata dai pro family come "un attacco" contro l'istituzione familiare basata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Le modifiche approvate stabiliscono che nello stato di Sinaloa il matrimonio è "l'unione volontaria e legale di due persone, con uguali diritti, doveri e obblighi, in cui entrambi cercano rispetto e aiuto reciproco". È stato anche approvato che il concubinato è l'unione di due persone che vivono insieme per almeno due anni e possono sposarsi se lo desiderano.
Come riporta il giornale ‘El Sol de Sinaloa’, il governatore dello stato, Quirino Ordaz Coppel, ha detto che non applicherà il suo diritto di veto all'approvazione e che rispetterà la decisione dei legislatori. Un giorno dopo, il 16 giugno, il Congresso della Baja California ha emendato addirittura la Costituzione statale ed incluso il matrimonio omosessuale. Il testo è stato approvato con un voto di 18 a 4, con una astensione. ‘El Universal’ ha riferito che i legislatori hanno modificato l'articolo 7 della Costituzione statale per riconoscere il matrimonio come l'unione di due persone e non più come l'unione di un uomo e una donna. Il Fronte Nazionale per la Famiglia ha protestato e ricordato che "il matrimonio tra un uomo e una donna è l'istituzione che fornisce le condizioni per lo sviluppo integrale e pieno dei bambini" e che con l'approvazione del matrimonio gay, "il termine matrimonio viene svuotato del suo contenuto ed elimina il sostegno della legge alla famiglia".
I legislatori, come hanno giustamente affermato i difensori della famiglia naturale, "non hanno ascoltato la voce di un'intera società e hanno deciso di votare a favore della decomposizione della famiglia e contro il benessere di migliaia di bambini".