14/05/2024 di Alessia Battini

Dall’aborto al gender, anche lo show business ai piedi della propaganda progressista

Sono diversi i personaggi famosi, tra cantanti, attori e personaggi dello spettacolo, che, in più occasioni, si sono espressi pubblicamente a favore della clinica Planned Parenthood e del presunto “diritto” delle donne ad abortire. E non solo. Pensiamo infatti alla costante propaganda progessista, woke e gender che ormai permea ogni aspetto della società, soprattutto – appunto – lo spettacolo, l’intrattenimento e in generale lo show business.

L’ultimo caso risale al 16 aprile scorso, a New York, dove la nota clinica americana ha organizzato un gala per promuovere l’aborto sotto la falsa etichetta di “diritti femminili”. A partecipare c’erano anche attrici, come Patricia Arquette, e cantanti come Meghan thee Stallion, oltre ad altri personaggi del mondo dello spettacolo. Gli invitati indossavano magliette, borsette e altri accessori con scritte come “My body my vote” o “#Choice”, e nei bagni si trovavano pillole anticoncezionali distribuite gratuitamente. La cantautrice St. Vincent si è dichiarata addirittura “onorata” per aver avuto la possibilità di partecipare alla serata.

Questa era un’occasione particolare, ma sono innumerevoli gli altri esempi che potremmo citare: basti pensare al caso, che abbiamo già affrontato più volte, della Disney. L’azienda, nata con lo scopo di intrattenere le famiglie, oggi sembra stia cercando di forzare l’ideologia del politicamente corretto e di indottrinare milioni di bambini alla nuova cultura dominante.

Sembra insomma che ci sia un vero e proprio disegno di fondo in questa storia: l’esporsi in modo continuo, e quasi assillante, delle star su un discorso così scomodo e controverso come l’aborto sempre nella stessa direzione e – in questo caso - la condivisione di contenuti a sostegno di una clinica che, invece di salvare la vita delle donne gliela rovina per sempre, sopprimendo quella del loro bambino. O ancora il tentativo di un’azienda che produce contenuti prevalentemente rivolti ai bambini di inserire questioni delicate e complesse come il transgenderismo, la fluidità di genere e gli “stereotipi di genere”. Sono tutti elementi che seguono un filo conduttore comune: una propaganda estenuante e inarrestabile del pensiero unico, e una continua soppressione di qualsiasi pensiero si discosti da quest’ultimo.

La Disney, però – a vedere bene la realtà - non guadagna nulla a veicolare questo tipo di messaggi, anzi, di fatto ci sta solo perdendo, come dimostrano i flop incredibili delle ultime uscite cinematografiche, così come le star che, se da un lato ricevono ovazioni e applausi, dall’altro rischiano di perdere una buona porzione del loro seguito che non condivide il loro pensiero sull’argomento. L’unica spiegazione è che tutti questi gesti siano finanziati e promossi da qualcuno che può permetterselo. Le lobby abortiste e quelle Lgbtqia+ spingono per la promozione di questa ideologia tra le masse per disseminare confusione.

Per questo riteniamo fondamentale continuare ad affermare la verità, a discapito di ciò che sia più comodo o più remunerante dire: sopprimere la vita del proprio bambino non è un diritto per una madre, lo è invece accogliere quella vita con tutti gli aiuti e il sostegno necessari per attutire le sue difficoltà, allo stesso modo è inaccettabile che ai bambini venga insegnato che il genere è fluido e che si può cambiare a piacimento. Dobbiamo farlo per proteggere i nostri figli.

 

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