Theo Boer è uno scienziato olandese, docente all’università di Utrecht e membro della commissione olandese che controlla e monitora gli effetti della legge sull’eutanasia in vigore in Olanda. Inizialmente è stato uno strenuo sostenitore dell’eutanasia e del suicidio assistito. Ora, dopo 12 anni, si rende conto della deriva mostruosa e inarrestabile, avviata con la prima legge che ha legalizzato la “dolce morte”.
Boer ha quindi messo in guardia i deputati inglesi su ciò a cui andranno incontro se approveranno la legge che stanno discutendo riguardo legalizzazione del suicidio assistito. Ha detto: “Non fate il nostro errore: una volta che il genio malvagio esce dalla bottiglia, è impossibile rimetterlo dentro”. Una volta approvata la legge, anche se prevederà solo per casi estremi e particolari, verrà inevitabilmente estesa a tanti altri casi fino a definire ‘eutanasizzabile’ anche le persone che soffrono di depressione, anche con lievi disturbi. Se l’impianto normativo prende in considerazione la sofferenza, questa non potrà mai essere definibile con dei parametri oggettivi, ma sarà valutabile solo dal singolo paziente senza possibilità di confutazione. L’esperienza del Belgio è analoga, se non peggiore. La pratica di uccidere “chi soffre”, anche senza un’esplicita richiesta dell’interessato, anche senza il consenso dei parenti, è ormai estremamente diffusa e incontrollabile: la maggior parte dei casi non viene neanche riportata.
Theo Boer continua affermando che, pur non essendo possibile attualmente applicare la norma della ‘dolce morte’ ai bambini al di sotto dei 12 anni, si sta già discutendo l’estensione ai bambini disabili. E’ convinto che i portatori della cultura della morte non cederanno un passo finché non otterranno il loro prossio obiettivo: fornire pillole per morire a tutti coloro che compiono 70 anni.
Quanto ai numeri un articolo di Tempi ci fornisce le seguenti informazioni:
“Secondo i dati forniti, nel 2011 ci sono stati 3.695 casi di eutanasia riportati. È importante sottolineare la parola “riportati”. Infatti, secondo uno studio del 2010 pubblicato sul New England Journal of Medicine, in Olanda (come accade in Belgio, N.d.R.) il 23% di tutte le morti per eutanasia non vengono riportate, quindi a 3.695 bisogna aggiungere almeno un 23% in più. E arriviamo così a 4.544. Non solo. In Olanda eutanasia e suicidio assistito sono considerate cose molto diverse. Nel 2010 ci sono stati 192 casi di suicidio assistito, aggiungiamo l’aumento del 18%, e arriviamo a 226 casi di suicidio assistito nel 2011. Sommiamo tutto e otteniamo un altro numero: 4.770 persone morte in Olanda nel 2011 per l’eutanasia. Non 3.695.” E Boer ricorda che in questi dati non sono considerati coloro che vengono “sedati” a morte, cioè quelli come la povera Eluana, che vengono lasciati morire di fame e di sete.
Theo Boer vuole far comprendere a tutti che, nonostante all’epoca fosse a favore della legge, a tutt’oggi è fermamente convinto di essersi sbagliato perché non aveva valutato il cosiddetto effetto ‘piano inclinato’. E se alla base della sua posizione c’era la volontà di essere compassionevoli nei confronti di persone sofferenti, in casi estremi, oggi una persona su sette in Olanda muore uccisa da un dottore.
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Redazione