In questo periodo di emergenza sanitaria, ancora in corso e di sospensione delle attività didattiche, nelle scuole, gli alunni di scuole di ogni ordine e grado sono sottoposti a continue e convulse maratone per inseguire, affannosamente, lezioni a distanza tramite internet, sulle diverse piattaforme digitali: parliamo non di ritagli di tempo ma di giorni e giorni, ore e ore davanti a computer, cellulari e tablet di cui, da sempre, gli psicologi, hanno denunciato i pericoli legati all’ abuso. E invece ora è diventata la normalità, anzi, a quanto pare, l’unico sistema di apprendimento dei nostri figli, almeno fino a settembre, se tutto va bene.
Abbiamo allora sentito la necessità, considerata la situazione difficile e delicata che si sta profilando, di sottolineare tutti i disagi psicologici e didattici legati alla DAD, un metodo di insegnamento che lascia indietro i bambini più fragili che necessitano di una didattica personalizzata, perché è ovvio che il principio che dovrebbe regnare in tutte le scuole è che è la didattica a doversi adattare alle esigenze peculiari di alcuni bambini e non viceversa. Ma non solo, abbiamo voluto sottolineare anche la scarsa democraticità della DAD che favorisce i bambini provenienti da famiglia facoltose rispetto a quelli provenienti da famiglie più disagiate. Questo il senso dell’intervento di Maria Rachele Ruiu ai microfoni di Radio Sound Bari