17/01/2015

Difendere la vita per fare vera economia

L’illustre economista, professor Ettore Gotti Tedeschi, ci ha inviato uno spunto di riflessione (pro vita) sulla necessità imprescindibile di non separare la scienza economica dalla morale, per il bene dell’economia stessa e dell’uomo.

Proponiamo ai nostri lettori questo articolo pubblicato sul mensile Notizie Pro Vita, che meritava di essere letto e merita di non essere dimenticato.

Si pretende che la vita umana sia frutto dell’evoluzione di un bacillo o del caos e abbia perciò la dignità di un animale, da soddisfare materialmente, corporalmente, facendolo consumare il più possibile per spingere il PIL (che invece non cresce più se i bambini non nascono). Si dimentica, infatti, che l’essere umano deve essere nutrito, come dice il Magistero della Chiesa, nel corpo, nell’intelletto e nello spirito.

Si vuole anche che l’uomo, creatura del caos, confidi solo in mamma scienza, anziché nel Creatore e nella Sua saggezza. Nell’evoluzione, anziché nella creazione. Allora si vuol ridurre il numero dei cittadini del mondo per far stare tutti meglio, riducendo la natalità, i concepimenti, il numero dei concepiti, e magari riducendo anche il numero di anziani inutili e costosi.

Difendere la vita, perciò, non è impresa facile. Ci provò Paolo VI con l’Humanae Vitae, e per poco nacque persino uno scisma nella Chiesa. Ci ha riprovato Benedetto XVI con la Caritas in Veritate, che è stata quasi ignorata.

In questo contesto, se un economista prova a spiegare tecnicamente che, causa il disconoscimento della dignità umana si è generata la crisi economica in corso, che non si riesce a risolvere, anzi si aggrava, si fa molti nemici. Se dimostra che tra morale, leggi naturali e leggi economiche c’è un legame strettissimo, e che, se s’ignora la morale, crolla tutto, accade lo stesso.Banner_la_croce

I primi ad inveire sono quei filosofi e intellettuali che s’ispirano al pensiero malthusiano, inclusi i para malthusiani che manco sanno chi è Malthus, ma sanno che per far carriera devono essere anti natalisti. Poi i politici che rifiutano i cosiddetti principi non negoziabili e pensano che la politica sia scelta del male minore: che sorpresa quando scopriranno che i mali maggiori sono conseguenti proprio al voler ignorare i principi non negoziabili!

Infine è la volta della levata di scudi dei tanti colleghi che pensano che quando le leggi economiche non funzionano bisogna cambiare gli strumenti utilizzati, anziché riformare gli uomini che non sanno usarli. Il povero Colin Clark, per esempio, alla fine degli anni ’70, fu tacciato di moralismo, perché la morale – essendo superstizione – nella scienza economica non deve entrare!

Si continua a non vedere la realtà: non si rispetta, non si tutela, non si protegge la vita umana in tutte le sue forme, non si sostengono la famiglia, le nascite, l’educazione dei figli; si modificano le leggi naturali che impattano quelle economiche. E si rifiuta il confronto “tecnico” su questi temi. Se la popolazione non cresce, non può crescere il PIL. L’uomo non è solo un animale (intelligente) da nutrire materialmente per farlo consumare di più. Da tutto questo scaturiscono i più bestiali errori di politica economica (non solo morali) mai visti.

E così in trenta anni il peso delle tasse sul PIL è raddoppiato, la percentuale dei risparmi sul reddito delle famiglie è passata dal 25% al 5% facendo mancare la base monetaria al sistema bancario, i giovani non trovano lavoro, investimenti e produzione sono stati delocalizzati in Asia.

Scienziati, filosofi, politici ed economisti non hanno capito tutto ciò perché non è stato insegnato loro il senso della vita. Non è stata insegnata la Dottrina sociale della Chiesa. Mia moglie dice: “Abbiamo pregato troppo poco per i nostri pastori”. Ora, per penitenza, tutti noi peccatori studiamo e divulghiamo Caritas in Veritate, Deus Caritas Est, Sollicitudo Rei Socialis, Populorum Progressio; e l’Humanae Vitae a memoria!

 Ettore Gotti Tedeschi

Tratto da NotizieProVita n.7 – Luglio/Agosto 2013 – Pag.21

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