27/01/2018

Discriminazioni in Canada (ma politically correct)

Il Canada è ormai una democrazia per modo di dire. Finta.  

Se la democrazia sostanziale (vera) presuppone il rispetto dei diritti umani e della pari dignità sociale di tutte le persone, basterebbe la legge sull’aborto (consentito senza limiti e senza bisogno di motivarlo, come in Cina) e sul suicidio assistito per dimostrare che in Canada gli esseri umani troppo giovani o troppo vecchi (o malati o disabili) vengono discriminati perché non gli si riconosce il diritto alla vita.

Da ultimo, il capo del Governo, Justin Trudeau, ha varato una norma che non consente sussidi statali ai datori di lavoro che non si dichiarano a favore dell’aborto.

Ce ne parla Federico Cenci su In Terris: «il primo ministro Justin Trudeau e il suo Governo liberale vogliono imporre alle organizzazioni no-profit e alle piccole imprese di firmare un attestato in cui si dichiarano favorevoli alla pratica dell’aborto e ai diritti dei transessuali. La firma nero su bianco è necessaria per poter ricevere dei sussidi statali che consentono di assumere studenti-lavoratori durante il periodo estivo.

È così che il rispetto dei cosiddetti “diritti riproduttivi”, come il premier del Canada definisce la libertà delle donne ad abortire, viene considerato una conditio sine qua non per poter fare impresa in Canada con le sovvenzioni dello Stato. “Il Governo – ha detto il primo ministro – riconosce che i diritti delle donne sono diritti umani“, tra i quali comprende “i diritti sessuali e riproduttivi, e il diritto ad accedere ad aborti sicuri e legali” [ma i diritti dei bambini, evidentemente non sono diritti umani, ndR]

La scelta discrimina, ad esempio, tutta la galassia delle organizzazioni cattoliche e cristiane in genere, che contribuiscono al mercato del lavoro e all’economia canadesi. Ma nessuno di loro è disposto a subire passivamente questa ingerenza dello Stato nella coscienza personale. Il gruppo “pro-life” di Toronto “Diritto alla Vita” ha citato in giudizio il Governo. “La costrizione delle persone ad adottare certe convinzioni per ottenere benefici rappresenta una violazione dei loro diritti di coscienza, diritti religiosi, diritti di espressione e diritto all’uguaglianza ai sensi della Carta costituzionale“, ha detto l’avvocato del gruppo Carol Crosson a LifeSiteNews.

Oggi – rileva Crosson – la discriminazione colpisce chi è contro l’aborto, ma se passasse questo principio, non ci si dovrebbe più stupire se in futuro fossero colpiti quanti non la pensano come il Governo su altre questioni sociali. Jack Fonseca, della “Life Coalition“, teme che si tratti di un “primo passo sull’inevitabile percorso verso il totalitarismo crudo e l’aperta persecuzione con la sanzione dello Stato” e ha avvertito Trudeau che “sta trasformando il Partito Liberale in un gruppo di odio contro i cristiani.

Il progetto in questione si chiama Canada Summer Jobs e concede fondi a gruppi senza scopo di lucro, piccole imprese e datori di lavoro del settore pubblico per creare posti di lavoro per studenti dai 15 ai 30 anni di età. Da oggi quanti vorranno accedere ai sussidi statali dovranno affermare di condividere i valori del Canada, che comprendono – secondo il Governo – “diritti riproduttivi e il diritto a non essere discriminati sulla base del sesso, della religione, della razza, dell’origine nazionale o etnica, del colore, della disabilità mentale o fisica, orientamento sessuale o dell’identità o espressione di genere“.

Il turbinio di polemiche non ha finora smosso l’Esecutivo canadese. Patty Hajdu, ministro canadese del Lavoro, ha difeso l’innovazione in un’intervista a Global News. Anzi, non ha escluso che gli stessi requisiti possano venire richiesti per accedere anche ad altri programmi governativi per l’occupazione.»

Redazione


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