04/10/2014

Divorzio breve, davanti a un impiegato comunale

Divorzio breve , ottenibile anche al Comune: Franco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni Familiari, illustra le sue preoccupazioni per questo nuovo attacco alla famiglia, che mina – soprattutto – il coniuge più debole e vulnerabile. Potete leggere l’intervista che ha rilasciato su Tempi.it.

Simone Pillon, su Il Sussidiario, espone – da avvocato – le sue critiche circostanziate :”Affido, adozione, separazione, divorzio, interdizioni, inabilitazioni, collocamento dei minori e quant’altro sono solo alcune delle delicatissime tematiche trattate dal diritto di famiglia. Come ognuno ben sa, si tratta di diritti personalissimi, che investono direttamente l’intima vita delle persone e che spesso hanno impatti assai consistenti sul benessere, sulla salute e sulla qualità delle relazioni di chi ne subisce gli esiti”. Per questo sono chiamati diritti indisponibili: sottrarli al sindacato statale del giudice e lasciarli gestire a avvocati o impiegati qualsiasi, “significa fare un altro passo nella direzione di chi vuol trasformare il matrimonio e con esso la famiglia in una relazione privata”.

Quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario della legge sul divorzio . Per quarant’anni – chi ha voluto vedere lo ha visto – si è consentito al coniuge più ricco, più forte, con meno scrupoli di lasciare l’altro (molto spesso – con buona pace delle femministe – la moglie, con figli) nei guai. L’opposizione alla separazione e al divorzio ha un costo, in termini economici, spropositato: e si ottiene al massimo un procrastinare nel tempo una sentenza comunque inevitabile. I furbi facilmente usano la legge in modo da lesinare i denari per il mantenimento dei figli e per ridurre gli assegni per gli alimenti a briciole. La cosa , con questa riforma, potrà soltanto peggiorare.

“Privatizzare la famiglia porterà dunque in modo inevitabile ad alcune elementari conseguenze: la prima sarà la soccombenza del debole contro il forte. Non dimentichiamoci che il matrimonio è la più femminista delle istituzioni umane, scrive Pillon. “Aver ottenuto che il maschio diventi “marito e padre” e sia incluso nel nucleo familiare, sostenendo, completando e integrando l’endiadi madre-figlio è certo tra i più importanti diritti conquistati dai bambini e dalle loro madri. Rinunciare a cuor leggero a tale conquista porterà rapidamente in vigore la legge della giungla nelle relazioni tra i sessi e le generazioni“.

Sarà poi verosimile conseguenza di tutto questo “l’implosione sociale. Non è dato infatti
di capire per quale ragione potremo pretendere che ci si prenda cura della nonna anziana o del fratellino disabile o – orrore! – che si difenda la patria, quando avremo ridotto i legami familiari al rango di accordi verbali stipulabili per facta concludentia“.

Se passa questa riforma si accorciano i tempi e si snelliscono le procedure, con vantaggio solo di chi lascia, senza alcun riguardo, né considerazione, per chi  viene lasciato, cioè i soggetti più vulnerabili.

Redazione

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