Le restrizioni e il periodo di quarantena stanno creando un’altra grande e purtroppo nascosta emergenza: quella dell’aumento dei casi di adescamento di minori sul web e dunque dei pedofili sempre più attivi in Rete. Una situazione drammatica che si somma all’ormai crescita costante annuale dei casi di pedopornografia. Pro Vita & Famiglia ha intervistato don Fortunato Di Noto, presidente della onlus Meter, che da anni è in prima linea nel contrastare questa piaga e questi mostri.
È stata presentata, qualche giorno fa, la Giornata Bambini Vittime della pedofilia. Ce ne vuole parlare?
«Questa 24esima edizione come le altre riguarderà tutto il territorio nazionale e si estende anche a livello internazionale. Nacque tutto appunto 24 anni fa da quelle che allora erano adolescenti o anche adulti vittime nella loro infanzia di violenze a abusi. Inoltre quella giornata non fu istituita a caso il 25 aprile, ma fu una risposta ad un evento drammatico che era il giorno dell’orgoglio pedofilo. Noi ogni anno ci battiamo ovviamente a questo e nella Giornata che celebriamo per quanto possibile recitiamo i nomi dei bambini e delle bambine vittime di abusi e poi uccisi. Dunque è una giornata di riflessione, di azione, di contrasto a questo abominio e, per chi crede ovviamente, di preghiera. Inoltre è un modo per sollecitare tutte le realtà associative e istituzionali a prendere atto di questa piaga e non rimanere in silenzio».
Lei stesso, in questo periodo, ha denunciato un problema in più, che si aggiunge alla pedo-pornografia. Ovvero l’aumento di adescamenti e casi di pedofilia online in questi giorni di quarantena.
«Sì, esattamente. Il mondo reale, lo sappiamo, è affianco da quello virtuale e il lockdown ha consentito a moltissimi bambini di stare molto più tempo sul Web. Con questo, ovviamente, non vogliamo demonizzare la Rete, che ha tantissime note positive e migliora le nostre vite; ma è anche uno strumento di dipendenza e che può sfuggire ai controlli dei genitori. Ecco quindi che diventa terreno fertile per i pedofili e così è sempre stato e lo è maggiormente ora, poiché riescono a trovare più facilmente dei minori collegati online. Il panorama telematico è enorme, parliamo infatti di telegram, whatsapp, facebook, instagram. Nel solo mese di marzo abbiamo denunciato oltre 200 chat con adescatori e potenziali pedofili. Abbiamo avuto moltissime segnalazioni da parte dei genitori che si sono allarmati, sia per i tentativi di adescamento che per la produzione – inconsapevole da parte dei bambini – di materiale pedo-pornografico con video e foto. I numeri sono impressionanti: si parla infatti di oltre 34mile file, che riguardano circa 30mila bambini. Quello che però devo tristemente sottolineare è che non abbiamo sempre una risposta univoca e ben organizzata da parte delle istituzioni e delle forze dell’ordine. La Polizia Postale fa certamente un lavoro enorme e importantissimo, ma anche per quanto riguarda la collaborazione con le istituzioni estere e non solo ci accorgiamo che spesso la risposta tarda ad arrivare o non è sempre ben organizzata e quindi efficace. Una risposta alcune volte ostacolata anche dagli stessi server provider che si appellano al diritto alla privacy».
Ha parlato di bambini non sempre controllati. In questo senso lei ha usato una metafora eloquente nella conferenza stampa di qualche giorno fa, quella di “bambini orfani di genitori vivi”.
«Purtroppo è una triste realtà. Parliamo infatti di genitori che non controllano bene i propri figli, che li lasciano in una solitudine tale che questi ultimi si rifugiano sul Web e sono molto più indifesi. C’è infatti una sorta di deprivazione affettiva e questo spiega perché i pedofili riescono a fare facilmente presa su tanti bambini. Bambini che si perdono in quelle che io chiamo “periferie digitali”. Su questo punto occorre fare un grande e accorato appello ai genitori, agli adulti. Tanti, purtroppo, non si rendono conto della gravità del problema perché tante situazioni di abusi e violenze non vengono viste dai cittadini, ma li vediamo solo noi che ci occupiamo in prima linea di questi argomenti. Probabilmente molti se vedessero anche solamente una piccola percentuale di queste nefandezze si renderebbero conto delle pericolosità del problema e della gravità della situazioni. La Giornata Bambini Vittime dovrebbe essere partecipata in modo spontaneo e numeroso proprio per questo, perché è oggettivo il dramma e l’abominio della pedofilia. Nonostante questo, però, ogni anno facciamo davvero fatica a coinvolgere le persone, le realtà associative. Quasi dobbiamo chiedere per piacere che si partecipi».
A maggio pubblicherete l’annuale report su questo dramma, ci può dare un’anteprima sui dati, su ciò che è stato rivelato?
«I dati purtroppo non sono per niente confortanti e non si vede miglioramento. Quello della pedofilia è un problema enorme e globale e non c’è Paese al mondo che non ne sia già stato colpito da tempo. Inoltre si fa sempre fatica a trovare istituzioni disposte ad intervenire in modo massiccio. Noi sappiamo che il nostro lavoro è una goccia nell’oceano, ma siamo comunque spesso poco considerati. Abbiamo fatto la conferenza stampa per presentare questa 24esima Giornata. Neanche un telegiornale. Neanche un articolo sulle grandi testate. Abbiamo inviato lo scorso anno oltre mille report, in particolare a tutti i Capi di Stato e di Governo. Soltanto in tre anno risposto. Manca un coordinamento internazionale davvero efficace ma soprattutto manca un interesse davvero concreto e spesso sembra che per quanto riguarda la violenza sui bambini meno se ne parla è meglio è per non turbare istituzioni e pubblica opinione. E questo è assurdo».