Recentemente abbiamo avuto il caso di una donna che ha rischiato di perdere il proprio bambino perché il suo compagno le ha fatto bere una sostanza abortiva spacciandola per un semplice bicchiere d’acqua». Enrico Masini, referente nazionale dell’associazione Papa Giovanni XXII per il servizio Maternità difficile e vita, prende spunto da questo caso per sottolineare «il problema crescente dell’istigazione all’aborto». La 36esima Giornata per la vita che ricorre il 2 febbraio è un’occasione per l’associazione per fare il punto sui problemi ma anche diffondere semi di speranza che arrivano dall’esperienza di una delle case famiglia presenti in diocesi come quella di Ca’ di Lugo.
Si parla tanto, dice Masini «della possibilità di abortire come di una presunta conquista di libertà e di una scelta in mano alla donna mentre non si parla dell’istigazione all’aborto, fenomeno che dal nostro punto di vista in questi ultimi anni registra una grave crescita dovuta sia a un rinnovato coraggio nel denunciare tali casi sia alla crisi economica. Se la donna fin dall’inizio della gravidanza riesce a percepire la grandezza di quello che avviene in lei non sempre questo si riesce a trasmettere a chi è intorno a lei, così si verificano spesso casi di minori indotte all’aborto dai genitori, o donne che vengono convinte a farlo da compagni che non vogliono responsabilità, da alcuni medici appena si prospetta la possibilità di una malformazione del feto ma anche dai datori di lavoro che fanno firmare dimissioni in bianco».
Si tratta di fenomeni «presenti anche a livello locale» conferma Daniela Liberti, nuova referente diocesana della Papa Giovanni XXIII per il servizio Maternità difficile. Per chi avesse bisogno, sottolinea Masini «esiste un numero verde gratuito è l’800035036». Mentre a livello locale, segnala Liberti «io sono disponibile al cell. 348-0321597».
In Diocesi segnali di speranza arrivano dall’esperienza di chi dell’accoglienza della vita altrui ha fatto una scelta permanente come i coniugi Rosita Ancona e Giorgio Mei, che vivono a Ca’ di Lugo dal 2006 e oltre a tre figli naturali e due adottivi accolgono al momento in casa altri quattro minori: «Le difficoltà non mancano – dice Rosita Ancona – soprattutto nella fase iniziale dell’inserimento in famiglia quando i ragazzi si trovano a fare i conti con situazioni familiari difficili, ma la gioia nel vederli crescere sereni, nonostante tutto, è comunque una grande soddisfazione».
Laura Dall’Olio
Fonte: Nuovo Diario Messaggero