14/06/2023 di Giuliano Guzzo

E’ corsa per l’utero in affitto in Ucraina. Ecco perché è ancora più urgente renderlo reato universale

L’utero in affitto va reso reato universale al più presto, il Parlamento italiano non deve assolutamente perdere tempo. È questo il monito che stavolta arriva non già da qualche associazione pro life o femminista, bensì dalle cronache che, per quanto possono, stanno confermando la bontà e l’urgenza dell’iniziativa parlamentare che, a fine maggio, ha già incassato il primo sì da parte della Commissione Giustizia della Camera. Quello che riferiscono le cronache, infatti, è che in queste settimane si sta verificando una vera e propria corsa all’estero – in particolare verso l’Ucraina – da parte delle coppie committenti interessate alla compravendita di bambini.

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Più precisamente, ciò che si è visto è che sono aumentate esponenzialmente le partenze verso i Paesi dove l’utero in affitto è legale; solo dal 2021 ad oggi 500 coppie italiane hanno scelto Kiev nonostante la guerra, a motivo del fatto che da quelle parti, banalmente, un figlio può essere acquistato a somme molto più abbordabili che altrove. E in questi giorni, presso le nostre ambasciate, sembra esservi parecchio lavoro proprio a causa di tali partenze, con decine di nascite attese in estate. «Soltanto ieri in ambasciata c’erano altre tre coppie oltre a me», ha per esempio raccontato un testimone, citato da IlGiornale.it.

Che una simile, affannosa corsa verso Kiev per l’utero in affitto sia reale appare suffragato anche dal fatto che ne riferiscono anche testate giornalistiche ben lontane dalle posizioni di Pro Vita & Famiglia, come per esempio Repubblica, che con onestà esplicita fin al titolo del suo articolo come tutto ciò stia avvenendo «prima del "reato universale"». Bene, anzi benissimo fanno dunque i parlamentari a portare avanti l’approvazione del ddl di Fratelli d’Italia che mira, appunto, a rendere l’affitto reato universale. Un traguardo, quest’ultimo, contro cui la stampa progressista non a caso si scaglia con forza da tempo. Basti pensare a quanto sosteneva ancora lo scorso mese di febbraio L’Espresso, scrivendo che «non si può creare il "reato universale" di maternità surrogata» dato che ciò determinerebbe «un uso puramente simbolico del diritto penale» e che «questo concetto nel linguaggio giuridico neppure esiste».

Anche un illustre giurista come Gustavo Zagrebelsky, intervenendo su La Repubblica lo scorso 25 maggio, ha formulato una sua articolata critica nei confronti della proposta di legge sul reato universale chiamato a sanzionare – in aggiunta a quanto già previsto dalla legge 40/2004 - la pratica della maternità surrogata. Tuttavia, come hanno dimostrato, argomenti alla mano, i validi giuristi del Centro Studi Livatino, sono però Zagrebelsky e quanti pensano che questa proposta di legge sia errata a sbagliare dato che, nel caso dell’utero in affitto, «una pratica non è un male perché è vietata, ma, semmai, è vietata proprio perché è un male».

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Ma al di là del versante giuridico del dibattito, c’è un tema che non si può non considerare, ed è questo: se davvero «non si può creare il "reato universale" di maternità surrogata», perché mai si registrano così tanti viaggi verso Kiev, per citare sempre Repubblica, «prima del "reato universale"»? La risposta è semplice, anzi banale: perché se il Parlamento si impegna a perseguire la compravendita di bambini anche effettuata all’estero, per quanti risultano coinvolti in questo barbaro traffico, ecco, inizieranno ad essere guai. Di qui la nostra esortazione iniziale, che ribadiamo, verso la maggioranza di governo: fate presto. C’è un business barbaro e incivile da fermare, quello che porta a strappare i neonati dal grembo materno e, ancor prima, a farli “commissionare” come fossero merce anziché esseri umani, per l’esattezza gli esseri umani che, a motivo della loro vulnerabilità, in uno stato di diritto debbono godere di tutele più forti di tutti gli altri. Purtroppo questo “fate presto” cade proprio oggi in parte nel vuoto visti i ben sette giorni di stop sanciti per le Camere per la morte di Silvio Berlusconi. Alla ripresa dei lavori, però, non ci sarà più tempo da perdere.

 

 

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