Negli Stati Uniti proseguono le battaglie – e le vittorie – sul fronte Pro Life, soprattutto a seguito di una sempre maggior consapevolezza che la vita umana è tale fin dal concepimento. E questo in particolare, ma non solo, dopo la decisione della Corte Suprema dell’Alabama di riconoscere gli embrioni congelati come bambini – dunque essere umani – a tutti gli effetti.
Ecco dunque che negli ultimi giorni alcune notizie che arrivano proprio dagli States rappresentano un fulgido esempio di ciò che, di buono, accade quando l’umanità del concepito è una consapevolezza, magari ben radicata.
A Houston, per esempio, i partecipanti ad una iniziativa pro life collegata a questo tempo di Quaresima, 40 Days for Life, sono riusciti a salvare ben 35 bambini nella sola prima settimana di attività. Ci sono bellissime testimonianze dei volontari che offrendo sostegno e vicinanza attiva mediante i loro centri di assistenza alla gravidanza sono riusciti a dare un’alternativa concreta all’aborto alle donne single e alle famiglie in difficoltà.
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Ma l’impatto maggiore l’ha avuto, come si diceva, la sentenza pronunciata dalla Corte Suprema dell’Alabama, con importanti effetti a cascata che le hanno causato il rimbalzo di giornale in giornale in questi giorni. Ricordiamo, infatti, che tutto è partito dalla denuncia di alcune coppie che hanno subito la perdita di diversi embrioni congelati conservati presso il Centro di medicina riproduttiva del Mobile Infirmary Medical Center: pare infatti che un cliente – non autorizzato - sia riuscito ad accedere alla struttura ed abbia maneggiato degli embrioni provocandone la distruzione. Le coppie hanno preteso che tali embrioni fossero considerate persone ai sensi della legge statale in materia di omicidio colposo e lo hanno ottenuto.
La Corte Suprema, rigettando la sentenza di un tribunale di grado inferiore, ha decretato che gli embrioni – anche quelli creati mediante tecnologie di fecondazione assistita come la fecondazione in vitro – debbano essere considerati bambini, e come tali protetti, sia dalla Costituzione dell’Alabama che dalla legge sull’omicidio colposo dello stesso.
Una conseguenza, proprio in Alabama, è stata che alcune cliniche della fertilità hanno interrotto la procedura di fecondazione in vitro. Il più grande ospedale dell'Alabama è stato il primo a cessare le operazioni di fecondazione in vitro. In una dichiarazione inviata via e-mail ad AL.com, la portavoce del sistema sanitario dell'Università dell'Alabama a Birmingham, Hannah Echols, ha affermato che i pazienti possono continuare i trattamenti per la fertilità attraverso il recupero degli ovuli, ma la creazione e l'impianto di embrioni è stata sospesa.
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Anche altri “specialisti in fertilità” dell'Alabama hanno seguito l'esempio, annunciando che anch'essi avrebbero interrotto le procedure di fecondazione in vitro, come ha confermato alla CNN Penny Monella, direttore operativo di Alabama Fertility Specialists, affermando di «aver sospeso i trasferimenti di embrioni per almeno un giorno o due». Infine anche il Centro di medicina riproduttiva dell’Alabama – che lavora in collaborazione con il sistema ospedaliero Infirmary Health - ha annunciato di aver sospeso le procedure di fecondazione in vitro.